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“Sta zitta e resta in scia”. Accuse pesanti a Giorgia Meloni in diretta, Lilli Gruber reagisce così (VIDEO)

Pubblicato: 10/10/2025 12:29

Le critiche di Giovanni Floris al governo italiano arrivano puntuali durante l’ultima puntata di Otto e Mezzo, il talk di approfondimento politico di La7 condotto da Lilli Gruber. Al centro del dibattito, la posizione dell’esecutivo sulla crisi in Medio Oriente, dove l’Italia si è detta pronta a partecipare a una missione di pace in coordinamento con gli Stati Uniti, nell’ambito del piano di tregua attualmente in corso tra Israele e Hamas.

Floris, volto di DiMartedì su La7, ha espresso forte scetticismo sul ruolo dell’esecutivo di Giorgia Meloni, accusandolo di aver ostacolato le manifestazioni pro-palestinesi e di aver “ridicolizzato i partecipanti”. Il giornalista ha sottolineato l’inazione del governo anche dopo l’attacco alla Flotilla, durante il quale deputati ed eurodeputati italiani sono stati arrestati da Israele in acque internazionali.

Bisogna avere una grande forza per non intervenire”, ha detto Floris con tono polemico, aggiungendo che “il governo non ha avuto alcun ruolo attivo nella trattativa” per la tregua. Secondo lui, l’unica posizione politica dell’Italia è stata quella di seguire la linea di Trump, restando “silenziosamente dalla parte di Israele” e tentando di frenare le sanzioni che venivano richieste dalla comunità internazionale.

Il giornalista ha insistito sul fatto che le mobilitazioni mondiali, spesso ignorate o sminuite, hanno invece avuto un ruolo chiave nella pressione sull’opinione pubblica globale. In particolare, ha citato la manifestazione di Amsterdam, definendola “veramente impressionante” e in grado di “colpire Trump e l’opinione pubblica”.

Floris ha poi collegato la vicinanza politica tra Meloni e Trump a una “affinità di linguaggio”, sostenendo che entrambi mostrano atteggiamenti sprezzanti verso il dissenso. “Pensiamo a come Trump ha trattato Greta Thunberg e a come Meloni ha trattato i manifestanti figli di papà”, ha detto, aggiungendo che “dalla parte di Trump non ci abbiamo guadagnato nulla”.

Sull’accordo di pace raggiunto in Medio Oriente, il giornalista si mostra scettico. “Che sia stata una giornata storica o no, lo dirà la storia”, ha affermato. “Di sicuro è una bella giornata, perché smettono di morire le persone e vengono liberati gli ostaggi”, ha aggiunto, evidenziando comunque delle riserve sulla narrazione dominante.

Floris contesta la definizione stessa di “accordo di pace”, sottolineando come esso presupponga una guerra formale. “Qui non c’era una guerra, c’era Israele che sterminava i civili”, ha detto. Per lui, la tregua non è il risultato di una trattativa bilaterale, ma una resa di fronte alla pressione internazionale.

A fermare Netanyahu, secondo il giornalista, è stata la perdita di supporto globale. “Israele era rimasto da solo nell’opinione pubblica mondiale”, ha spiegato. Trump avrebbe agito non per ideali, ma per opportunismo politico, come spesso accade secondo Floris.

“Non penso che Trump sia né buono né cattivo, fa sempre quello che gli conviene”, ha concluso. In questo caso, fermare Netanyahu era la mossa più utile, anche grazie a quella mobilitazione mondiale disprezzata ma determinante, alla quale Floris ha voluto restituire piena dignità e valore.

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