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Domenica In, Evelina Sgarbi shock sul padre: “Mi hanno fatto fuori”. Brutta storia

Pubblicato: 12/10/2025 16:19
Evelina Sgarbi Domenica In

Una dichiarazione d’affetto che, per molti, ha il sapore della rottura. Una richiesta legale che, secondo altri, somiglia più a una protezione che a una condanna. Evelina Sgarbi, figlia del critico d’arte Vittorio Sgarbi, è tornata a parlare pubblicamente della delicata situazione familiare che la coinvolge in prima persona. Lo ha fatto nella puntata di oggi, domenica 12 ottobre, durante un’intervista a Domenica In, dove ha spiegato le motivazioni alla base della sua scelta di chiedere un amministratore di sostegno per il padre.
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Una decisione che ha sollevato polemiche, sospetti e accuse, ma che Evelina ha difeso con fermezza, chiarendo che l’intento è soltanto quello di garantire al padre le condizioni per prendere decisioni lucide e consapevoli, dopo un periodo difficile, segnato da una profonda depressione.

Il messaggio di Sgarbi

Durante il corso della puntata di Domenica In, è stato trasmesso un messaggio audio di Vittorio Sgarbi, che ha voluto far sentire la propria vicinanza al pubblico e alla conduttrice. «Sono lì con voi in spirito, presto ci sarò anche di persona», ha detto il critico d’arte, che sta affrontando un periodo di convalescenza dopo mesi difficili segnati da un ricovero al Policlinico Gemelli per depressione.

La richiesta di tutela per Vittorio Sgarbi

Nel cuore dell’intervista, Evelina ha scelto la trasparenza. «La depressione ti offusca la mente, ti cambia dentro. Io voglio solo sapere che mio padre sta bene, che le sue scelte sono fatte nella piena consapevolezza. Non parlo di interdizione, quella è una parola gravissima: io voglio solo aiutarlo». Parole pronunciate con calma, ma che nascondono un travaglio familiare profondo, vissuto tra affetto e conflitto.

La giovane ha raccontato di aver presentato la richiesta legale nei mesi scorsi, quando si è resa conto che il padre, nel corso dell’estate del 2024, stava attraversando una fase complessa. «Quando l’ho visto ad agosto, mi ha dato un abbraccio strano. Sembrava una richiesta d’aiuto. Non mangiava, era spento». Da lì, il passo verso l’azione concreta, dettata dalla paura che la salute mentale di Vittorio stesse compromettendo la sua autonomia.

Un rapporto padre-figlia segnato dalla malattia

Evelina ha descritto il rapporto con il padre come intenso ma non convenzionale. Un legame forte, ma capace anche di entrare in crisi sotto il peso della malattia. «Mi ha fatto male vederlo trasfigurato, cambiato. Ho capito che non era più lui». E se da una parte c’è il desiderio di protezione, dall’altra emerge anche la frustrazione di una figlia che sente di essere stata esclusa dalla vita quotidiana del genitore, soprattutto per l’interferenza di terze persone.

Il riferimento è diretto alla compagna attuale di Vittorio Sgarbi, Sabrina, con la quale il rapporto sembra essere quasi inesistente. Evelina racconta di non riuscire più a parlare con il padre, poiché – a suo dire – non sarebbe più lui a gestire il telefono. «Mi ha chiamato lei a gennaio, dicendomi che potevo andare a trovarli. Ma mi ha anche detto che non avrebbero lasciato la casa finché non li avessero sfrattati, perché non avevano nemmeno i soldi per pagare l’affitto».

Il ricovero e il silenzio dei medici

La situazione ha raggiunto un punto critico durante il ricovero ospedaliero di Vittorio Sgarbi. Evelina ha raccontato con amarezza di essersi recata al Policlinico Gemelli, ma di non essere riuscita a ottenere informazioni sulla salute del padre. «Ho litigato con la compagna, e i medici non mi hanno detto nulla, nonostante io sia la figlia». Una scena che evidenzia la frammentazione dei rapporti familiari e la difficoltà, anche per chi è legato da vincoli di sangue, di poter intervenire in un momento di fragilità.

La richiesta di un tutore legale nasce proprio da questo contesto: dall’incapacità di avere risposte, dalla paura per lo stato di salute del padre, ma anche da un’esclusione che ha lasciato Evelina sola, a gestire un carico emotivo e legale non indifferente.

L’opinione pubblica divisa

La scelta di Evelina ha suscitato reazioni contrastanti. Da un lato, c’è chi ha criticato la sua decisione, vedendola come una manovra eccessiva, addirittura come un tentativo di limitare la libertà di Vittorio Sgarbi. Dall’altro, molti si sono schierati dalla parte della giovane, sottolineando il coraggio di affrontare un argomento spesso tabù come la depressione, e la volontà sincera di proteggere un genitore in difficoltà.

In un panorama mediatico spesso spietato, le sue parole hanno restituito un ritratto umano, fragile, fatto di sentimenti contrastanti ma autentici. Una figlia che, nel momento più difficile, non ha scelto il silenzio, ma ha cercato – a modo suo – di restare presente.

Una vicenda ancora aperta

La questione dell’amministratore di sostegno è ora nelle mani della giustizia. Non è chiaro se il tribunale accoglierà la richiesta di Evelina, né quali saranno i prossimi sviluppi legali. Ma una cosa appare certa: la famiglia Sgarbi sta attraversando una fase di profondo cambiamento, e al centro di tutto c’è la salute e la dignità di una figura pubblica che, nel bene e nel male, ha segnato il dibattito culturale italiano per decenni.

In attesa di risposte, resta la testimonianza di una figlia che chiede ascolto. Non per controllare, non per escludere, ma per tutelare ciò che resta del suo rapporto con il padre.

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Ultimo Aggiornamento: 12/10/2025 17:29

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