
Nel cuore del Venezuela si infiamma nuovamente lo scontro tra potere e opposizione, tra propaganda e riconoscimenti internazionali. Un linguaggio durissimo, carico di simbolismo e offese personali, è stato usato dal presidente Nicolás Maduro nel corso di un discorso ufficiale, durante il quale ha attaccato violentemente la leader dell’opposizione María Corina Machado, senza mai nominarla esplicitamente, ma riferendosi chiaramente a lei attraverso insulti e riferimenti mitologici.
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La tensione politica cresce, alimentata da uno scenario internazionale sempre più complesso e dalla crescente popolarità di una figura come quella di Machado, recentemente insignita del Premio Nobel per la Pace. Un premio accolto con entusiasmo da parte dell’opposizione e con rabbia da parte del governo.
L’attacco di Maduro durante il Giorno della resistenza indigena
Il contesto dell’attacco verbale è stata la celebrazione del 12 ottobre, che il regime chavista ha ribattezzato come Giorno della resistenza indigena. Un’occasione che Maduro ha trasformato in un palcoscenico politico per rivolgere parole di fuoco contro la sua storica rivale.
«Circa il **90% della popolazione ripudia la strega demoniaca della Sayona», ha dichiarato il presidente, citando un sondaggio dell’istituto Hinterlaces, notoriamente vicino al governo. Il riferimento alla Sayona, figura leggendaria del folclore venezuelano, è stato chiaramente un modo per demonizzare la figura di María Corina Machado senza pronunciarne il nome, un espediente comunicativo già adottato in altre occasioni.

La leader dell’opposizione premiata con il Nobel per la pace
La scelta di colpire Machado proprio in questi giorni non è casuale. La politica venezuelana è stata infatti insignita del Premio Nobel per la Pace lo scorso venerdì. Una notizia accolta con favore dall’opposizione e da numerosi attivisti per i diritti umani, che vedono in lei una figura simbolica di resistenza e di lotta democratica nel paese sudamericano.
Nel suo discorso di accettazione, María Corina Machado ha dedicato il premio al «popolo sofferente del Venezuela» e ha ringraziato esplicitamente Donald Trump, ex presidente degli Stati Uniti, per il sostegno dimostrato. Un riferimento che ha ulteriormente infiammato gli animi a Caracas, dove il governo ha sempre accusato l’opposizione di essere un’estensione degli interessi nordamericani nella regione.
La tensione con gli Stati Uniti e la presenza militare nel Mar dei Caraibi
Le parole di Maduro si inseriscono anche in un quadro internazionale già teso. Le forze armate statunitensi, secondo quanto dichiarato ufficialmente, hanno rafforzato la propria presenza navale nel Mar dei Caraibi per contrastare il traffico di droga. Ma per Caracas, questa è solo una copertura per una pressione politica e militare che avrebbe lo scopo di destabilizzare il governo.
Il presidente venezuelano ha voluto chiarire la sua posizione: «Vogliamo la pace e la otterremo, ma una pace con libertà, con sovranità, indipendenza e uguaglianza. Non la pace delle rovine di Gaza né la pace della morte», ha detto, con un chiaro riferimento alla crisi in Medio Oriente, inserendo il contesto venezuelano in uno scenario globale di conflitti e oppressione.

La propaganda chavista e la strategia del linguaggio
Il lessico scelto da Maduro riflette la consueta strategia di comunicazione politica aggressiva adottata dal regime: l’uso di termini fortemente emotivi, l’attacco personale, l’allusione a leggende popolari, e il discredito sistematico dei rivali. Chiamare Maria Corina Machado “strega demoniaca” non è soltanto un insulto: è un tentativo di demonizzare la figura dell’oppositrice, rappresentandola come pericolosa, malefica, inumana.
Una narrazione che, secondo gli oppositori, mira a rafforzare la compattezza del blocco chavista, a spostare l’attenzione dalle reali problematiche economiche e sociali del paese, e a creare una frattura insanabile tra il governo e ogni forma di opposizione politica.
Il futuro politico del Venezuela sempre più incerto
Il Venezuela si trova ancora una volta nel mezzo di un braccio di ferro politico ad altissima tensione. Da un lato, una opposizione rafforzata da riconoscimenti internazionali, seppur di parte, guidata da figure come María Corina Machado. Dall’altro, un governo che continua a fare leva su una retorica nazionalista e anti-imperialista per consolidare il proprio potere. Le prossime settimane saranno decisive per comprendere l’evoluzione del quadro politico. Ma le parole pronunciate da Maduro rappresentano un chiaro segnale: il confronto sarà duro, e nessuna tregua è all’orizzonte.