
È stato assegnato a Maria Corina Machado, leader dell’opposizione al regime venezuelano di Maduro, il Premio Nobel per la Pace 2025. Ingegnera, fondatrice del partito politico liberale Vente Venezuela, ex deputata della Assemblea Nazionale, «ha speso anni della sua vita a lottare per la libertà del suo popolo», ha detto il Comitato Nobel norvegese che ha assegnato il premio.
«Mai in 25 anni siamo stati così vicini dalla sconfitta della tirannia cominciata con Chávez», aveva detto a Sette – il magazine del Corriere della Sera – in una intervista del novembre 2024. «Sono più di dieci anni che non mi permettono di uscire dal Venezuela. Da oltre sette non posso prendere un volo nazionale. L’ultimo aereo privato con cui ho volato è stato sequestrato. Mi spostavo solo con la mia macchina. Negli ultimi mesi il regime ha persino bloccato le strade affinché non attraversassi le città. Hanno chiuso e multato gli hotel e i ristoranti dove mi sono fermata. Era diventata una caccia feroce», aveva detto. «Penso che Maduro abbia paura delle donne. Sa che noi siamo disposte a dare tutto per i figli. E sa che cosa unisce i venezuelani? Riportare i figli a casa. Il sistema ha espulso quasi il 30% della popolazione, qui non c’è una sola famiglia unita. Non voglio più che la gente se ne vada, desidero che ritorni a ricostruire il Venezuela».
Nelle motivazioni ufficiali, il Comitato ha sottolineato come la democrazia rappresenti «una condizione preliminare per una pace duratura», ma che oggi è sempre più minacciata da regimi che «sfidano le norme, reprimono le libertà e mettono a tacere media e opposizione». In questo contesto, Machado è stata riconosciuta come simbolo di resistenza civile in uno dei Paesi più colpiti da deriva autoritaria e crisi istituzionale.

Machado ha dedicato anni di attivismo politico alla causa del popolo venezuelano, sfidando apertamente il regime di Nicolás Maduro, nonostante intimidazioni, arresti e divieti elettorali. Il Comitato ha evidenziato come il Venezuela non sia un caso isolato: «Nel 2024 si sono svolte più elezioni che mai, ma sempre meno possono definirsi libere ed eque».
Fino a poche ore prima dell’annuncio, grande attenzione era stata rivolta alla possibile candidatura dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, sostenuta apertamente da Mosca. Il consigliere del Cremlino, Yury Ushakov, aveva dichiarato che la Russia avrebbe accolto con favore la decisione, nel caso fosse stata presa in tal senso.
Anche in Italia si era parlato della possibile assegnazione del premio a Trump. Il ministro degli Esteri Antonio Tajani, intervenuto a Mattino Cinque, aveva commentato: «Perché scandaloso? I risultati ci sono». Riferendosi al suo ruolo nei recenti accordi diplomatici in Medio Oriente, Tajani aveva sostenuto che Trump meritasse considerazione, al di là delle simpatie politiche.

Tuttavia, già nelle ore precedenti l’annuncio, gli esperti norvegesi ritenevano altamente improbabile una vittoria di Trump. Secondo fonti vicine al Comitato, la decisione finale sarebbe stata presa lunedì scorso, prima che l’ex presidente statunitense annunciasse nuovi sviluppi sul piano diplomatico. «Il Comitato discute per mesi, non prende decisioni affrettate», aveva scritto il quotidiano VG.
Alle 11:00 in punto, come da tradizione, Joergen Watne Frydnes, presidente del Comitato norvegese, ha preso la parola all’Istituto Nobel per rivelare il nome della vincitrice. In un anno in cui le autocrazie sembrano rafforzarsi e le libertà arretrano, la scelta di premiare una donna, sudamericana, oppositrice di un regime assume un significato politico di forte impatto.
Fino all’ultimo, l’attenzione mediatica era stata catalizzata dalla campagna pubblica di Trump per ottenere il Nobel, uno dei pochi riconoscimenti internazionali a cui l’ex presidente ambiva esplicitamente. Aveva ricordato come quattro suoi predecessori lo avessero vinto, tra cui Obama nel 2009, meno di otto mesi dopo l’insediamento, una tempistica simile a quella in cui si trova oggi.
La scelta del Comitato Nobel 2025 sembra dunque voler riaffermare una linea di principio: la pace duratura si costruisce attraverso la difesa della democrazia, non con accordi isolati o manovre geopolitiche. Con il suo impegno personale e la sua tenacia, María Corina Machado rappresenta oggi quella visione di pace fondata sui diritti e sulla libertà.


