
Proseguono le indagini sull’esplosione avvenuta a Castel d’Azzano, in provincia di Verona, in cui hanno perso la vita tre carabinieri durante un’operazione di sgombero. A emergere sono nuovi particolari sulla famiglia Ramponi, protagonista della tragedia. I tre fratelli che abitavano la casa distrutta erano da anni coinvolti in una lunga disputa legale per via di un pignoramento che aveva già colpito la loro azienda agricola. Secondo un video girato nel novembre 2024 e diffuso dal Corriere della Sera, già allora i fratelli avevano minacciato di far esplodere la proprietà.
Nel filmato si vede Maria Luisa Ramponi, la sorella più giovane, parlare apertamente del clima di disperazione che si respirava all’interno della famiglia. «Con mio fratello lottiamo da cinque anni per avere giustizia. Ci hanno portato via l’azienda agricola, adesso vogliono toglierci la casa. Abbiamo riempito la casa di gas per riuscire a lottare», dichiara la donna nel servizio realizzato dal giornalista Angelo Sartori. Una frase che oggi, alla luce dell’accaduto, suona come un terribile presagio.

Già nel 2024, la donna denunciava pubblicamente una condizione di forte esasperazione. «Mio fratello ha avuto un pignoramento ingiusto, gli hanno portato via tutto», affermava. Poi l’accusa rivolta agli avvocati e alle istituzioni: «Abbiamo trovato una firma falsa su un mutuo e da lì non si è più potuto fermare nulla. Gli avvocati si sono venduti, il tribunale ha coperto tutto. È da cinque anni che subiamo». Una versione che contrasta con quanto dichiarato da Franco Ramponi, secondo il quale Dino Ramponi avrebbe firmato a nome del fratello un contratto di debito poi non onorato.
Indipendentemente dalle responsabilità legali, ciò che appare evidente è lo stato di isolamento e disagio sociale in cui vivevano i tre fratelli. Dopo aver perso gran parte dei terreni agricoli per ripianare i debiti, la famiglia si era chiusa sempre più in sé stessa, vivendo con le poche risorse rimaste. Secondo quanto riferito dai vicini di casa, i Ramponi non avevano relazioni con la comunità e conducevano una vita ritirata e notturna.
I racconti raccolti nella zona parlano di persone considerate “strane”, che vivevano quasi esclusivamente grazie al latte prodotto da una trentina di mucche. La casa e l’appezzamento di terra rimasti erano tutto ciò che avevano. «Dino veniva ogni tanto al bar, ma non lo vedevo da mesi», racconta la titolare di un esercizio commerciale nei pressi dell’abitazione esplosa. Nessuno si sarebbe aspettato un epilogo così drammatico, ma tutti confermano che la famiglia era da tempo in grande difficoltà.
L’indagine attuale sta cercando di chiarire se l’esplosione sia stata intenzionale e, se sì, da chi sia stata provocata. Gli inquirenti stanno analizzando il materiale presente nella casa e ascoltando testimoni per comprendere se vi siano elementi di premeditazione. Il video del 2024, alla luce di quanto accaduto, assume un valore probatorio importante, mostrando che l’idea di una reazione estrema era già stata esplicitata pubblicamente.
Intanto, la comunità locale è sotto shock per la perdita di tre servitori dello Stato. I carabinieri, intervenuti per eseguire lo sgombero dell’abitazione su ordine del tribunale, non si aspettavano una situazione di tale gravità. Le autorità hanno espresso il loro cordoglio alle famiglie dei militari deceduti, mentre sul fronte giudiziario si valutano possibili accuse di strage o omicidio plurimo.
Le autorità stanno anche valutando se vi siano state lacune nei protocolli di sicurezza durante l’intervento. In presenza di precedenti minacce, come quelle del 2024, ci si chiede se si sarebbero potute adottare misure diverse per tutelare l’incolumità degli agenti coinvolti. Il dibattito è ora acceso anche a livello politico, con richieste di chiarimenti da parte dell’opposizione.
La tragedia di Castel d’Azzano pone l’attenzione non solo sulla gestione delle procedure di sfratto, ma anche sulle conseguenze umane che queste vicende possono generare. Quando a crollare è l’equilibrio mentale e sociale di una famiglia in difficoltà, il rischio di gesti estremi diventa reale. Le indagini proseguiranno nei prossimi giorni per ricostruire con esattezza ogni passaggio.