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“Un lampo, poi il buio e le urla”. Il racconto di Domenico, il carabiniere sopravvissuto all’esplosione

Pubblicato: 14/10/2025 21:06

«Ricordo che ero sulla scalinata con lo scudo alto, poi in meno di un secondo un’esplosione. Le macerie mi hanno travolto, e dopo solo buio e urla». A parlare è Domenico Martella, 25 anni, uno dei carabinieri feriti nell’esplosione che ha devastato una casa a Castel d’Azzano, in provincia di Verona, causando la morte di tre militari. Le sue parole, pronunciate dal letto d’ospedale e raccolte dal Tg1, danno voce all’orrore vissuto durante quella che doveva essere una semplice perquisizione.

La tragedia si è consumata in pochi istanti. I carabinieri stavano salendo nella casa dei fratelli Ramponi, sotto sfratto e da anni al centro di una lunga battaglia legale. Secondo le ricostruzioni, sarebbe stata Maria Luisa Ramponi ad azionare la bombola del gas con un accendino, facendo esplodere l’abitazione proprio mentre i militari erano all’interno. Un gesto estremo, lucidamente premeditato.

«Ho avuto fortuna, sono ancora qui, ma il pensiero va sempre a loro, a chi non c’è più», racconta Martella con voce rotta ma determinata. Tra le vittime della strage anche il suo comandante, il luogotenente Marco Piffari, figura molto rispettata all’interno dell’Arma. «Una tragedia immensa, impossibile da spiegare — aggiunge — soprattutto per la persona che era».

Lo choc è ancora forte, ma la lucidità con cui il giovane militare ripercorre quei momenti colpisce. Nonostante le ferite fisiche e psicologiche, Martella non ha dubbi sul suo futuro: «Continuerò a fare il carabiniere». Una dichiarazione che è anche un giuramento, un segno di fedeltà verso la divisa e i colleghi che non ci sono più.

Nel frattempo, l’Italia intera si stringe attorno all’Arma dei Carabinieri, colpita da una delle pagine più nere degli ultimi anni. I funerali dei tre caduti — Marco Piffari, Emanuele Anzini e Andrea Fornasiero — si terranno nei prossimi giorni, in una cerimonia che vedrà la presenza delle più alte cariche dello Stato.

La dinamica dell’esplosione è ancora sotto indagine da parte della Procura di Verona, che ha aperto un fascicolo per strage. Gli investigatori stanno analizzando i video, le testimonianze e i reperti recuperati tra le macerie per ricostruire con esattezza ogni passaggio. La matrice dolosa dell’evento sembra ormai certa.

Anche le dichiarazioni pregresse di Maria Luisa Ramponi, emerse da un video del 2024, rafforzano l’ipotesi della premeditazione. In quel filmato, la donna dichiarava esplicitamente: «Abbiamo riempito la casa di gas per riuscire a lottare», riferendosi al lungo contenzioso con le autorità per la casa e l’azienda agricola di famiglia.

Il giovane Domenico Martella, oggi simbolo di resistenza e coraggio, rappresenta la parte dell’Arma che sopravvive e che guarda avanti, nonostante il dolore. «Il mio pensiero va alle famiglie dei colleghi. Io sono vivo, ma loro hanno pagato con la vita. Non li dimenticherò mai», ha concluso il carabiniere.

L’Italia lo ascolta con rispetto. In un momento in cui la giustizia e la memoria chiedono silenzio e verità, la voce di un ragazzo di 25 anni che ha scelto di restare fedele alla sua missione diventa più forte di qualsiasi esplosione.

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