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Netanyahu e Trump avvertono Hamas: “Se non si disarma, sarà l’inferno”

Pubblicato: 15/10/2025 06:56

Il messaggio è arrivato da due sponde diverse, ma con la stessa durezza. Benjamin Netanyahu e Donald Trump hanno parlato a distanza di poche ore, uno da Gerusalemme, l’altro da Washington, ma con un’unica linea rossa: la tregua potrà reggere soltanto se Hamas consegnerà le armi. In un’intervista alla Cbs News, il premier israeliano ha scandito parole che non lasciano margini di ambiguità: “Se Hamas non accetterà di disarmarsi, si scatenerà l’inferno”. Netanyahu ha spiegato che Israele non accetterà mezze misure né illusioni politiche: “In primo luogo Hamas deve consegnare le armi. In secondo luogo bisogna assicurarsi che non ci siano fabbriche di armi all’interno di Gaza. Non ci deve essere contrabbando di armi. Questa è la smilitarizzazione”. È un avvertimento che segna la linea di confine tra una fragile tregua e il rischio di una nuova escalation, proprio mentre Tel Aviv ha deciso di sospendere le sanzioni su Gaza e di valutare la riapertura del valico di Rafah.

Il gesto israeliano, riferito dall’emittente pubblica Kan, è arrivato dopo la restituzione da parte di Hamas dei corpi di altri quattro ostaggi israeliani e l’annuncio che oggi verranno consegnate altre quattro salme. Un segnale, secondo alcuni analisti, che mira a ottenere tempo e riconoscimento politico nella fase successiva all’accordo di Sharm el Sheikh. Ma per Netanyahu non ci saranno concessioni se il gruppo islamista manterrà anche solo un arsenale operativo. “Chi pensa di poterci ingannare con qualche gesto simbolico, sappia che Israele non si fermerà”, avrebbe ribadito ai suoi collaboratori nel corso della riunione del gabinetto di sicurezza.

Trump: “Se non lo fanno, ci penseremo noi”

Dall’altra parte dell’Atlantico, Donald Trump ha rilanciato lo stesso messaggio con il tono che lo ha reso celebre durante la sua prima presidenza. Parlando dopo la firma dell’accordo di pace per Gaza a Sharm el Sheikh, l’attuale inquilino della Casa Bianca ha dichiarato di non credere alla formula dei due Stati, ma di voler “ricostruire la Striscia” e garantire la sicurezza di Israele attraverso la forza. Poi la minaccia, esplicita: “Se Hamas non rinuncia alle armi, ci penseremo noi”. È la versione più cruda della sua dottrina, quella della pace attraverso la potenza militare, applicata questa volta al cuore del Medio Oriente. Trump considera la pace di Sharm come un punto di partenza, non di arrivo: una tregua armata, sostenuta da un equilibrio di deterrenza e non da un’intesa politica.

Il messaggio a Hamas, dunque, è duplice ma coerente: o accetta la smilitarizzazione o si prepara a un nuovo intervento. La Croce Rossa, nel frattempo, ha fatto sapere che il processo di recupero e identificazione dei corpi degli ostaggi potrebbe durare diversi giorni, mentre gli sforzi diplomatici si concentrano sul vertice di Roma, previsto per mercoledì.

Meloni: “L’Italia farà la sua parte”

La premier Giorgia Meloni ha confermato che l’Italia parteciperà al vertice, dichiarando che “faremo la nostra parte” nella ricostruzione e nella stabilizzazione della regione. Roma punta a rafforzare il proprio ruolo di ponte tra Europa, Israele e mondo arabo, in un momento in cui la nuova amministrazione americana cerca alleati credibili nel Mediterraneo. Sullo sfondo, resta la consapevolezza che la pace di Sharm el Sheikh non potrà consolidarsi senza una vera smilitarizzazione di Hamas. E che la frase di Netanyahu — “si scatenerà l’inferno” — non è una figura retorica, ma una promessa che il mondo ha già visto mantenere in passato.

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Ultimo Aggiornamento: 15/10/2025 07:06

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