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“Sarà legale lavorare 13 ore al giorno”. Cosa sta succedendo in Grecia

Pubblicato: 15/10/2025 20:32

Negli ultimi giorni la Grecia è stata attraversata da un’ondata di proteste che ha riportato in piazza migliaia di lavoratori, sindacalisti e studenti. Al centro della contesa c’è una nuova proposta legislativa che mira a modificare in modo radicale l’organizzazione del lavoro nel settore privato, sollevando un acceso dibattito tra governo e opposizione. Il provvedimento, ritenuto da molti come un passo indietro nei diritti dei lavoratori, ha riacceso una tensione sociale che covava da tempo, alimentata da un’economia ancora fragile e da anni di austerità.

Le manifestazioni e gli scioperi generali che hanno paralizzato parte del Paese hanno espresso chiaramente il dissenso della popolazione. I sindacati parlano di una “minaccia per la dignità dei lavoratori”, mentre il governo difende la misura come una “necessaria modernizzazione” per rendere il mercato del lavoro più competitivo. Intanto, il Parlamento greco si prepara a un voto che potrebbe segnare una svolta nella politica occupazionale del Paese.

La proposta al centro delle proteste

Il disegno di legge, presentato dal governo di Kyriakos Mitsotakis, prevede la possibilità per i dipendenti del settore privato di lavorare fino a 13 ore al giorno, per un massimo di 37 giorni all’anno, restando comunque entro il limite delle 48 ore settimanali calcolate su una media quadrimestrale. L’esecutivo sostiene che l’estensione dell’orario lavorativo sarà su base volontaria e che servirà a consentire ai lavoratori di ottenere un incremento salariale del 40% per le ore aggiuntive, senza dover ricorrere a un secondo impiego.

Secondo la ministra del Lavoro, Niki Kerameus, il provvedimento risponde a una “domanda reale” da parte di chi desidera lavorare di più e guadagnare di più nello stesso luogo di lavoro. La misura, ha spiegato, “offre flessibilità e opportunità, senza obblighi”, e sarà applicata per un numero limitato di giornate nel corso dell’anno.

Le accuse dell’opposizione e dei sindacati

Dall’altra parte, il leader del partito SyrizaSokratis Famellos, ha definito la riforma “un ritorno al Medioevo del lavoro”, accusando il governo di voler smantellare il diritto alla giornata di otto ore e di mettere in pericolo l’equilibrio tra vita privata e professionale. “Un orario flessibile”, ha aggiunto, “significa la distruzione di ogni concetto di famiglia e la legalizzazione dello sfruttamento”. I sindacati hanno denunciato il rischio di pressioni da parte dei datori di lavoro e di violazioni del riposo giornaliero obbligatorio di 11 ore, in un contesto in cui la “volontarietà” potrebbe rivelarsi solo formale.

Verso un voto decisivo

Dopo giorni di scioperi e dibattiti infuocati, il Parlamento greco è chiamato a esprimersi sulla legge. Il partito di governo, Nuova Democrazia, dispone di una maggioranza solida che dovrebbe garantirne l’approvazione, nonostante l’indignazione popolare. Tuttavia, il provvedimento rischia di lasciare una profonda frattura nel Paese, diventando il simbolo di una Grecia divisa tra le esigenze del mercato e la difesa dei diritti sociali.

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