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“Colpita in pieno, morta in un istante”. Tragedia spaventosa in Italia: non ha avuto scampo

Pubblicato: 16/10/2025 09:25

Una tragedia si è consumatasulle pareti della falesia di Salinella, nel territorio di San Vito Lo Capo, in Sicilia. Una climber svizzera, impegnata in un’arrampicata in quota, è morta dopo essere stata colpita da un masso staccatosi dalla parete rocciosa. Nonostante i soccorsi siano stati tempestivi, ogni tentativo di salvarle la vita si è purtroppo rivelato inutile.

Secondo le prime ricostruzioni, la donna stava facendo sicura alla compagna di cordata quando improvvisamente un sasso si è staccato dalla parete, colpendola con violenza. L’impatto le ha causato gravi ferite a un braccio e a una gamba, lasciandola priva di sensi in pochi istanti. L’allarme è stato lanciato immediatamente.

Il Soccorso alpino e speleologico siciliano, attivato per l’intervento, ha richiesto il supporto dell’elicottero dell’Aeronautica Militare per velocizzare i tempi di arrivo sulla scena. Le condizioni del luogo, impervie e difficilmente raggiungibili, non consentivano un accesso rapido via terra.

All’arrivo dei tecnici del soccorso, la situazione era purtroppo già drammatica: la climber si trovava in arresto cardiaco, probabilmente a causa dell’emorragia e del trauma subito. I soccorritori hanno avviato subito le manovre di rianimazione cardiopolmonare, ma i tentativi si sono rivelati vani. La donna è deceduta sul posto.

Nei giorni successivi al tragico evento, il Soccorso alpino ha deciso di condividere un post molto toccante sui propri canali social, mostrando il volto più umano e silenzioso di chi opera ogni giorno in scenari drammatici. Un messaggio che va oltre la cronaca, per raccontare anche il dolore vissuto da chi interviene per salvare vite.

Siamo fragili – scrivono i tecnici del Soccorso alpino siciliano –. La nostra fragilità appare ai nostri occhi ogni volta che affrontiamo una morte; e nell’impossibilità di salvare chi è perduto ci ricorda che anche quello è il nostro destino”.

Nel lungo post, i soccorritori parlano anche della responsabilità etica e umana che sentono durante ogni intervento: “Sentiamo sulla nostra pelle l’immediatezza del passaggio tra vita e morte, nel battito che si allontana, nel respiro che si affievolisce. E in questo tempo sospeso emerge forte il dovere di agire con rispetto e consapevolezza”.

Il pensiero si conclude con parole che risuonano come una promessa collettiva: “La stessa cura che rivolgiamo alla vita da salvare la rivolgiamo anche alla morte da recuperare. E in questa cruda realtà, soccorrere per noi acquista un significato ancora più profondo. Viviamo il limite, riconosciamo la fragilità e agiamo uniti con coraggio, umanità e rispetto”.

Una testimonianza che illumina il lato nascosto e spesso invisibile di chi ogni giorno rischia la propria vita per salvare quella degli altri. E che, anche quando arriva troppo tardi, continua a portare dignità, silenzio e rispetto là dove il dolore è più grande.

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