
È bastata una frase del ministro degli Esteri Antonio Tajani per accendere la miccia in diretta televisiva. Durante un confronto nel programma Realpolitik, condotto da Tommaso Labate, il leader di Forza Italia ha espresso parole durissime contro le manifestazioni pro-Gaza, definendole senza mezzi termini “antisemite”. Ma il vero momento di tensione si è consumato quando si è parlato di forze dell’ordine e di stipendi: lì, tra Tajani e Labate, è scattato un botta e risposta serrato che ha riportato al centro il tema dei salari e della responsabilità politica.
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Le parole del ministro: “Sono figli del popolo, non dei salottini”
Nel suo intervento, Tajani ha difeso con forza l’operato di poliziotti, carabinieri e finanzieri, spesso presenti nei presidi e nei cortei che, nelle ultime settimane, si sono moltiplicati in tutta Italia in solidarietà alla Palestina. Il ministro ha definito le manifestazioni “una vergogna”, sostenendo che tra i partecipanti ci sarebbero “figli di papà che, invece di studiare, distruggono vetrine” e attaccano chi non ha nulla a che fare con il conflitto in Medio Oriente.
Con un chiaro riferimento al pensiero di Pier Paolo Pasolini, Tajani ha ricordato come le forze dell’ordine siano invece “figli del popolo”, uomini e donne che “stanno in mezzo alla strada per difendere libertà e democrazia”, a fronte di stipendi che ha definito “quattro soldi”.

Il conduttore incalza: “Ma siete voi a pagarli così”
A quel punto, è intervenuto Tommaso Labate con una replica secca: “Però scusi, questi quattro soldi siete voi a pagarli”. La frase, pronunciata con tono pacato ma diretto, ha costretto il ministro a una parziale correzione. Tajani ha infatti ribattuto sottolineando che l’attuale governo ha già aumentato gli stipendi alle forze dell’ordine, ma ha ammesso che i compensi restano ancora troppo bassi rispetto ai rischi e ai sacrifici affrontati quotidianamente.
Una posizione che, pur rivendicando quanto già fatto dall’esecutivo, conferma implicitamente l’inadeguatezza delle retribuzioni per chi svolge ruoli cruciali per la sicurezza del Paese.
Tajani accusa: “Piazze antisemite, attaccano lo Stato”
Il passaggio più controverso dell’intervento del ministro è stato senza dubbio quello in cui ha etichettato le recenti piazze pro-Gaza come “antisemite”. Una dichiarazione che rischia di alimentare ulteriormente la tensione sociale, già alta dopo settimane di proteste e scontri in alcune città italiane.
Per Tajani, questi movimenti non solo veicolerebbero odio verso Israele, ma colpirebbero anche le istituzioni italiane, prendendo di mira le forze dell’ordine che garantiscono il diritto a manifestare. Una linea dura, in sintonia con le posizioni assunte anche da altri esponenti del governo, che però rischia di semplificare un panorama molto più articolato.
– Le piazze per Gaza sono antisemite. Figli di papà che se la prendono coi poliziotti che sono pagati quattro soldi
— Il Grande Flagello (@grande_flagello) October 16, 2025
– Ma i quattro soldi siete voi a pagarli
Lui va in crash #realpolitik pic.twitter.com/hTUxjC2w2A
Le forze dell’ordine al centro del dibattito politico
Il confronto in diretta ha messo in luce una questione strutturale che va ben oltre il singolo episodio: il ruolo delle forze dell’ordine e il riconoscimento economico e sociale del loro lavoro. L’utilizzo dell’espressione “pagati quattro soldi” da parte di un membro del governo ha aperto una finestra su una contraddizione evidente: da un lato il continuo richiamo all’importanza del loro operato, dall’altro la mancanza di adeguati investimenti e riconoscimenti concreti.
Il tema si intreccia anche con quello della rappresentazione pubblica del dissenso. Le manifestazioni pro-Palestina hanno raccolto l’adesione di migliaia di cittadini, ma sono spesso oggetto di generalizzazioni e accuse che rischiano di spostare l’attenzione dal dibattito politico al piano dell’ordine pubblico.
Il confine sottile tra critica e criminalizzazione
La dichiarazione del ministro Tajani segna un confine delicato: quello tra la legittima condanna di episodi violenti e la criminalizzazione generalizzata del dissenso. Parlare di “piazze antisemite” senza distinguere tra violenti e manifestanti pacifici rischia di ridurre il dibattito pubblico a uno schema semplificato e pericoloso.
Allo stesso tempo, il botta e risposta con Labate ha riportato l’attenzione su una delle questioni più sentite all’interno delle stesse forze dell’ordine: la richiesta di rispetto, dignità e giusta retribuzione, in un contesto in cui i compiti richiesti aumentano, ma il riconoscimento economico resta fermo.