
È una vicenda sconvolgente quella che arriva dalla Polonia, più precisamente dalla città di Świętochłowice, nel sud del Paese. Una donna, Mirella, è riemersa dopo 27 anni vissuti praticamente senza alcun contatto con il mondo esterno. Era scomparsa nel nulla nel 1997, quando aveva appena 15 anni. Da allora, nessuno l’ha più vista, né a scuola né per strada. Il mondo l’aveva dimenticata. Fino a oggi.
Il 29 luglio scorso, un litigio domestico e alcuni rumori sospetti provenienti dall’abitazione dei genitori di Mirella hanno allarmato i vicini, che hanno chiamato la polizia. Una volta entrati nell’appartamento, gli agenti hanno trovato la donna in condizioni fisiche gravissime. «Ci ha detto che non usciva di casa da oltre vent’anni», ha riferito Łukasz Pach, direttore del Servizio Regionale di Emergenza di Katowice, al quotidiano Fakt. Mirella, 42 anni, era debilitata, malnutrita e aveva ferite alle gambe che arrivavano fino all’osso.
Per oltre due decenni, nessun medico, dentista o assistente sociale ha mai avuto contatti con lei. Mirella non possedeva documenti d’identità, non riceveva cure, non usciva. Dopo due mesi di ospedale, il 2 ottobre è stata riaccompagnata a casa, nello stesso appartamento di due stanze dove è rimasta per tutta la vita. Una volontaria, Aleksandra Salbert, che ha lanciato una raccolta fondi per aiutarla, racconta: «È straziante vederla ancora lì. Mirella ha bisogno di una nuova vita, non di tornare in quella prigione».

La casa è rimasta cristallizzata nel tempo: sul letto ci sono ancora giocattoli e libri d’infanzia, segni di un’adolescenza interrotta bruscamente. La madre appare ostile e controllante, risponde al posto della figlia, respinge le domande e dichiara: «Non vogliamo nulla da nessuno». Solo ora, dopo che il caso è esploso sui media, è stata presentata richiesta per un documento d’identità. «Si era bloccata, volevo occuparmene io», ha detto la donna.
I vicini di casa raccontano di una Mirella educata e brillante, sparita da un giorno all’altro. «Mia figlia le dava ripetizioni», ricorda Urszula Knapczyk, 83 anni. «Poi la madre disse che era stata rapita. Nessuno avrebbe mai pensato che fosse ancora lì, nella stessa casa». Anche la scuola conferma: Mirella fu iscritta al liceo il 1° settembre 1997, ma ritirata dai genitori pochi mesi dopo, il 6 gennaio 1998.
Ora la vicenda è seguita attentamente dai servizi sociali e dalla polizia. Monika Szpoczek, direttrice del Centro di Assistenza Sociale, ha dichiarato: «È un caso estremamente delicato. Serve tempo, competenza e massima discrezione per ricostruire la verità e proteggere Mirella». Le indagini proseguono, ma per ora non ci sono prove che la donna fosse trattenuta contro la sua volontà, né segnali di violenza tali da attivare la Carta Blu, la procedura per i casi di maltrattamento domestico.
Durante l’isolamento, Mirella ha vissuto senza servizi igienici adeguati, senza vestiti intimi, in condizioni igieniche e sanitarie disumane. Secondo la stampa polacca, tra cui Fakt, TVP3 e Super Express, la sua pelle era ipersensibile, al punto che un colpo d’aria poteva causarle dolore lancinante. Non ha mai visto un parrucchiere o un medico in 27 anni.
Ora, tra mille difficoltà, Mirella prova a riscoprire la vita. Ha bevuto per la prima volta un caffè espresso, che ha definito «delizioso». Una vicina, Luiza, dice: «Non possiamo restituirle il passato, ma possiamo costruirle un futuro fatto di momenti felici, affetto e dignità». I residenti del quartiere si stanno mobilitando per starle vicino, ma serve molto di più.
Al momento, nessuna accusa formale è stata mossa contro i genitori, ma la procuratrice Agnieszka Kwatera ha confermato che la polizia sta valutando eventuali responsabilità penali. La storia di Mirella è diventata un caso nazionale, simbolo di silenzio, isolamento e indifferenza — ma forse anche di resilienza e possibile rinascita.