
Il paesaggio immobile dell’estremo Nord ha tremato all’improvviso, rompendo la quiete di un sabato che sembrava identico a mille altri. Una scossa lunga, profonda, sentita a distanza come un’onda che attraversa ghiacci, foreste e villaggi sparsi tra Alaska e Yukon. In quelle terre dove il vento è l’unico rumore costante, la vibrazione è arrivata come qualcosa di alieno, una fitta improvvisa che ha spinto molti ad affacciarsi fuori, a cercare nel vuoto qualche segno di pericolo. Un terremoto forte, netto, che ha attraversato una regione abituata a convivere con la natura più estrema ma non indifferente a una magnitudo 7.0.
Per chi vive nei piccoli centri del Nord, ogni evento naturale diventa un passaparola rapidissimo, un tam tam che corre sui telefoni satellitari e sui social. È così che la notizia ha raggiunto Whitehorse, dove in pochi minuti decine di residenti hanno iniziato a raccontare la loro esperienza: una vibrazione secca, un oscillare delle strutture, una sensazione improvvisa di precarietà. Nessun allarme tsunami, nessun danno, nessun ferito: eppure la paura, per qualche istante, ha riempito le strade innevate.
Epicentro e primi rilievi
Secondo le rilevazioni dell’U.S. Geological Survey, la scossa ha avuto il suo epicentro in un’area remota a circa 230 miglia a nord-ovest di Juneau e 155 miglia a ovest di Whitehorse. Un punto isolato, immerso in una distesa fredda e selvaggia, dove la terra si è mossa a una profondità stimata di 6 miglia. Da lì, l’energia si è propagata fino a Yakutat, cittadina dell’Alaska con 662 residenti, che ha comunque avvertito il terremoto insieme a una serie di aftershock più deboli.
Testimonianze e verifiche delle autorità
A Whitehorse, la Royal Canadian Mounted Police ha ricevuto soltanto due chiamate al 911: poche, ma sufficienti a confermare quanto la scossa sia stata chiaramente percepita. La sergente Calista MacLeod ha spiegato che “si è sicuramente sentito” e che molti abitanti lo hanno segnalato sui social. Anche lei ha confermato l’assenza di danni, feriti o criticità per la popolazione locale, mentre proseguono i controlli di routine sulla stabilità delle infrastrutture e dei servizi essenziali.
Se la paura è durata pochi minuti, la tensione resta quella tipica delle aree sismiche del Grande Nord: abituate a convivere con la natura, ma mai davvero pronte a ignorarla.


