Vai al contenuto

Strage di tartarughe, decapitate per superstizione dai pescatori

Pubblicato: 18/02/2019 17:09

Le hanno ritrovate sul litorale adriatico fra Trani e Bari. Si tratta di 5 esemplari di tartaruga marina caretta caretta, una specie in via d’estinzione. La loro sopravvivenza è minacciata, in particolare, dall’azione dell’uomo: turismo eccessivo nelle aree riproduttive e pesca accidentale, che ogni anno uccide circa 40.000 unità.

Decapitate perché oggetto di superstizioni

Questa volta, però, le tartarughe sembrerebbero vittime di superstizioni. Secondo storie che circolano di peschereccio in peschereccio, imbattersi in una creatura simile sarebbe presagio di sventura. “Pare che alcuni pensino che porta male trovare una tartaruga tra le reti, che portino con se la sfortuna di pescare poco nei giorni a venire. Ecco allora che come forma ‘sacrificale’ o per vendicarsi le decapitano”, dice Pasquale Salvemini, responsabile del Centro di Recupero delle tartarughe di Molfetta. Erano già molte le voci che accusavano i pescatori del nord barese di uccidere le tartarughe impigliate nelle loro reti. Le imbarcazioni, infatti, comunicano tra loro via radio, scambiandosi spesso “confessioni” di questo tipo. Proprio attraverso questo canale arrivano anche i macabri racconti sulle caretta caretta.

Esemplare caretta
Esemplare tartaruga caretta\Facebook Centro Recupero Tartarughe Marine WWF Molfetta

“Non c’è dubbio che la mattanza sia volontaria”

La prima carcassa è stata ritrovata a fine dicembre, finita in spiaggia a Giovinazzo e pochi giorni fa la seconda a sud di Trani. Ieri altre due: una a Bisceglie ed un’altra a San Giorgio. “Non c’è dubbio che la mattanza sia volontaria: i tagli sono netti, non si tratta di ferite sfrangiate come accade quando incappano in un’elica di motore. In tanti anni che mi occupo di salvare e difendere le caretta-caretta non mi era mai capitata una cosa del genere“, continua Salvemini. Episodio che ha sconvolto lui e tutto il suo staff, portandoli alla decisione di sporgere denuncia formale presso la Procura. Per loro, infatti, questi sono atti da punire duramente, perché ” le tartarughe marine non sono solo animali protetti ed è illegale far loro del male, ma sono tra le creature più nobili che vivono in mare. Avere la fortuna di poterle vedere libere è un privilegio che si ricorda per tutta la vita”. Le caretta caretta sono esemplari molto fragili e per questo necessitano di maggiori cure ed attenzioni.

Post Facebook
Post Facebook dopo il ritrovamento delle tartarughe\pagina Facebook Centro recupero tartarughe Molfetta

“Spero che i pescatori collaborino con le autorità”

Muoiono spesso soffocate da una busta di plastica, che mangiano scambiandola per una medusa. Nella zona di Bari l’attività della pesca è molto intensa, “troppo, per non danneggiare l’habitat delle tartarughe marine”. Alcuni pescatori, però, contribuiscono alla salvaguardia della specie, portando le tartarughe ferite o incastrate nelle loro reti, presso centri appositi. Qui vengono curate e poi rimesse in libertà, ma “dopo qualche giorno le troviamo morte spiaggiate. È un gran dolore”, ribadisce Salvemini. Si tratta di un episodio che ha colpito la sensibilità di molti e che non lascia indifferente nemmeno la politica pugliese. A riguardo si è espresso anche l’assessore all’Ambiente della Regione Puglia, Gianni Stea, che in una nota afferma: “Se corrispondono al vero le voci che si tratterebbe di riti messi in atto da pescatori e legati a insopportabili e arcaiche superstizioni, sarebbe ancora più grave.” Per Stea, infatti, si tratta di veri e propri reati penali. Auspica, per questo, l’estrema collaborazione di magistratura e forze dell’ordine, rivolgendo un appello anche ai numerosi pescatori che “affrontano il proprio mestiere con enorme spirito di sacrificio e con grande rispetto per l’ambiente marino, affinché collaborino con le autorità preposte”.

*immagine in evidenza.Fonte/FacebookCentro Recupero Tartarughe Marine WWF Molfetta