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Un’altra vittima dei rifiuti in mare: tartaruga rischia amputazione delle pinne

Pubblicato: 20/03/2019 10:49

Arriva dalla Calabria l’ennesima testimonianza del pericolo che i rifiuti costituiscono per gli animali marini. La sfortunata protagonista è una tartaruga Caretta Caretta, una femmina di 25 kg soccorsa al largo delle coste di Pellaro il 17 marzo. La sua storia si somma al già lungo elenco di vittime dei rifiuti dispersi da noi umani nei mari; tra i casi più recenti, la tartaruga ritrovata nel Cilento a febbraio e il capodoglio spiaggiatosi a Ischia.

La tartaruga prigioniera dei rifiuti

È il Centro per il Recupero delle Tartarughe Marine (CRTM) di Brancaleone a raccontare la drammatica storia dell’animale sul suo sito internet. La tartaruga è stata avvistata alla deriva mentre trainava un grosso e pesante galleggiante in legno e un cerchione di bicicletta, il tutto aggrovigliato in svariati metri di lenza in nylon che stringevano entrambe le sue pinne anteriori come in una morsa. L’animale, allo stremo delle forze, è stato portato d’urgenza al centro.

La tartaruga Afrodite
Le pinne anteriori della tartaruga sono in condizioni drammatiche (fonte: Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone)

Le pinne deteriorate della tartaruga

A destare immediatamente la preoccupazione di veterinari e biologi è lo stato degli arti anteriori, ormai in cancrena. Il video pubblicato dal Centro sulla proprio canale YouTube mostra le gravi condizioni in cui versa l’animale: immagini crude, in cui le pinne appaiono chiaramente deteriorate. “La situazione appare purtroppo disperata in quanto le pinne, compromesse irrimediabilmente, rischiano la completa amputazione”, spiega Tania, responsabile area ricoveri, che vedete nel video a seguire. “Capirete bene che senza entrambe le pinne davanti non avrebbe aspettative di vita”.

Un nuovo nome: Afrodite

La tartaruga ha ricevuto il nome di Afrodite: come la Venere di Milo, anche lei rischia di restare senza arti. E come la Venere, anche lei è bellissima nella sua fragilità. “Ma noi facciamo sempre tutto il possibile”, comunica il Centro, “e per non lasciare nulla di intentato la sottoporremo a una visita specialistica con il nostro chirurgo di fiducia Prof. Antonio Di Bello”. Afrodite è quindi in viaggio verso Bari, dove lavora il professore. A breve sapremo quale sarà l’epilogo della vicenda che, a detta di Il Grande, “purtroppo di speranze ce ne dà poche”.

La Tartaruga Afrodite
La tartaruga ritrovata al largo delle coste calabre è stata battezzata Afrodite (fonte: Centro Recupero Tartarughe Marine di Brancaleone)

Le sofferenze patite dalla tartaruga

Un cerchione di bicicletta, un galleggiante in legno: sono solo alcuni dai tanti rifiuti in cui ogni giorno gli animali marini si imbattono. “Per farvi comprendere cosa è successo ad Afrodite vorrei che per un attimo vi immedesimaste in lei”, spiega ancora. “Provate a immaginare di passeggiare in strada, nella vostra città, e all’improvviso di restare intrappolati in una rete invisibile, che voi non riuscite a vedere, ma che vi imprigiona le braccia le spalle, i polsi e i gomiti”. Una trappola mortale: “Più vi dimenate e più la morsa si stringe e più il dolore aumenta”.

L’attività di soccorso del Centro

Nonostante l’esperienza, Tania appare visibilmente scossa mentre racconta la storia di Afrodite. Eppure, negli ultimi anni il Centro ha soccorso oltre 600 tartarughe marine ferite da attività umane. Le cartelle cliniche dei loro pazienti acquatici, alla voce “causa dello spiaggiamento”, riportano spesso la dicitura “inquinamento”. Sono i rifiuti di plastica e le reti da pesca abbandonate i principali imputati. La soluzione a questi problemi è tanto scontata quanto complessa da attuare: bisogna ridurre drasticamente l’uso della plastica. I primi, timidi segnali positivi in questa direzione giungono dalla Puglia, dove si è deciso di mettere al bando la plastica usa e getta.