Pronti a cambiare le lancette, o meglio, ad aspettare che le lancette si regolino autonomamente in vista del cambio dell’ora legale, previsto nella notte a cavallo tra il 30 e il 31 marzo? Sappiate che, probabilmente, potrebbe essere tra le ultime volte in cui vi accingerete a farlo. È arrivatoa infatti direttamente da Bruxelles l’ok ad abolire il cambio ora legale e ora solare, una realtà che sembrava prima molto lontana e che invece avrà luogo già dal 2021.
Ora solare e ora legale: confermata l’abolizione
Il testo è stato approvato, l’unica divergenza in questo momento riguarda solamente la data della sua attuazione: non più 2019, come già si prospettava, ma 2021. La notizia è giunta fresca fresca dal Parlamento europeo a Strasburgo: gli eurodeputati hanno infatti deciso di approvare definitivamente l’abolizione del cambio ora legale-ora solare. Un risultato che parla da sé: sono stati ben 410 i voti a favore dell’abolizione, e solamente 192 i contrari, 51 gli astenuti. Nelle file degli avversi, anche i deputati italiani all’Europarlamento che hanno quasi unanimemente votato contro la proposta.
Una convenzione non troppo antica
Un passo indietro dunque, rispetto ad una realtà che effettivamente non è sempre esistita. Era solo il 1916 quando per la prima volta, in Italia, si parlò di ora legale, una mera convenzione nata per sfruttare l’irradiazione del sole durante i mesi estivi. Proprio nel nostro Bel Paese l’ora legale subì un arresto tra il 1940 e il 1948, abolita e ripristinata nei difficili anni dilaniati dalla Seconda Guerra Mondiale. Dal 1996 tuttavia, legislativamente dal 2010, gli italiani sono sempre stati abituati a cambiare ora l’ultima domenica di marzo, alle 2 di notte, ripristinando quella solare l’ultima domenica di ottobre, alle 3 di notte. Questa convenzione però, lo hanno sancito a Strasburgo, è destinata a scomparire.
Come si apprende da Bruxelles, saranno i Paese facenti parte dell’Ue a decidere se mantenere o solo l’ora legale, o solamente l’ora solare. Il tutto, come previsto, dovrebbe però non più accadere nel 2019 ma nel più lontano 2021, unica condizione messa in atto dai deputati chiamati al voto. La palla dunque, dal Parlamento Europeo passa ora ai governi degli Stati membri, chiamati a scegliere la propria ora in accordo con la Commissione Europea.