Tra le conseguenze emerse dalla sentenza di secondo grado del processo per l’omicidio di Marco Vannini c’è l’onda di odio che ha travolto la famiglia Ciontoli. Attualmente a trovarsi in carcere è il solo Antonio Ciontoli: i figli Federico e Martina e la moglie Maria sono a piede libero.
Ora, a mesi di distanza dalla sentenza, i legali della famiglia hanno deciso di intervenire per spiegare le motivazioni di una sentenza che è stata pubblicamente contestata e privatamente molto combattuta dalla famiglia di Marco Vannini. La conferenza stampa arriva contemporaneamente alla notizia della volontà della famiglia di ricorrere in Cassazione.
Onda d’odio sulla famiglia Ciontoli
I legali di Antonio Ciontoli e dei suoi famigliari hanno da sempre combattuto affinché venisse compreso, a livello mediatico, il livello di ripercussioni sulla vita quotidiana che la famiglia aveva subito per via della vicenda Vannini. Ripercussioni pesanti ma che, ovviamente, avevano suscitato scarsa empatia in primis nella famiglia Vannini e in secundis nella comunità. Era diventata famosa, purtroppo, la scena di rabbia della famiglia in aula al momento della sentenza: “Vergogna, è uno schifo” aveva gridato la madre di Marco in aula, davanti alle telecamere, prima di essere allontanata.
In difesa dei Ciontoli
Ora, gli avvocati dei Ciontoli replicano all’odio espresso nei confronti dei loro assistiti ribattendo su punti diversi. in primis la diminuzione della pena, dovuta al fatto che è stato derubricato il reato di omicidio volontario in favore di quello colposo. Non esiste, secondo gli avvocati, un contesto di volontarietà: “Non credo sia possibile immaginare che questa famiglia abbia mai voluto che Marco morisse. Questa è la sintesi della corte d’appello: nessuno ha potuto dimostrare la volontarietà”.
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Insomma. Ciottoli colpevoli di un errore ma non dei mostri? Questo sembrerebbe il senso delle parole degli avvocati. “Certamente la colpa è grave, la sciagura è di un’entità indicibile ma non possiamo crocifiggere una persona per un errore”.
Marco, che “Non ha perso 2 litri di sangue”
Complici del clima d’odio, secondo i legali, anche i media: “Alcuni aspetti di questa vicenda sono stati strumentalizzati e in parte alterati da alcuni commenti fatti da televisioni e giornali”. Si discute, ad esempio, di alcuni dettagli che secondo loro sono stati “interpretati male”: “Marco non ha perso due litri di sangue (…) Se mi faccio la barba perdo più sangue. Non è vero che hanno pulito la casa. La pallottola è entrata dentro e la ferita si è richiusa subito. Parliamo solo di piccole gocce di sangue”.
La replica di Marina Conte
Queste affermazioni hanno suscitato la reazione di Marina Conte, che ha soprattutto mosso diverse proteste per la frase “Non possiamo crocifiggere una persona per un errore”. “Il dolore lo abbiamo io e mio marito” ha detto Marina Conte ai microfoni de La Vita in Diretta, aggiungendo: “E ci accompagnerà fino alla morte. Non va crocifisso Ciontoli? Noi siamo stati crocifissi”.