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Silvia Romano: prima di sparire avrebbe denunciato un caso di pedofilia

Pubblicato: 21/06/2019 12:58

Inaspettato ed inimmaginabile il sostrato che potrebbe esserci al di sotto della scomparsa di Silvia Romano, la volontaria 23enne di Milano sparita in Kenya lo scorso 20 novembre.

A rompere 7 lunghi mesi di silenzio è l’inchiesta del giornalista Massimo Alberizzi, pubblicata in esclusiva da Il Fatto Quotidiano, recatosi nei luoghi in cui Silvia è svanita nel nulla insieme ad un’altra giornalista e medico americana, Hillary Duenas.

La scomparsa di Silvia Romano

C’è qualcosa sulla scomparsa di Silvia Romano che fatica a venire a galla o che, come interpretabile dall’inchiesta di Alberizzi, si sta cercando di mettere a tacere. Recatisi insieme in Kenya, i due giornalisti che hanno condotto l’inchiesta – tuttora in atto – hanno varcato le soglie già oltrepassate tra luglio e novembre da Silvia Romano, parlato con le persone che l’hanno incontrata, battuto i sentieri che sembrano non essere mai stati presi in considerazione dalle autorità locali e non solo.

Quello che viene a galla si discosta da quanto finora trapelato ma soprattutto ipotizzato. Silvia Romano potrebbe non essere stata rapita per essere venduta, come si ipotizzava nel dicembre scorso, a pochi giorni dalla sua scomparsa. Quella portata alla luce da Il Fatto Quotidiano, è una realtà oscura, fatta probabilmente di omissioni e depistaggi continui, atti volontari volti a cancellare le tracce. Silvia Romano potrebbe essere stata infatti fatta propriamente scomparire per metterla a tacere, forse anche per sempre.

Le indagini sono state carenti

Dell’inchiesta emergono due dati in particolare: “salta agli occhi cercando le tracce di questa ragazza di 23 anni che le indagini sono state carenti, che c’è una competizione tra le varie polizie dell’ex colonia britannica“. Il secondo dato riguarda invece la controversa figura di Davide Ciarrapica, un amico e collega di Silvia che potrebbe, in tutta questa vicenda, avere un ruolo determinante per la svolta delle indagini.

Le ipotesi della polizia di Nairobi

Che Silvia possa essere stata messa volutamente a tacere è un’ipotesi che nel corso l’inchiesta si scopre essere tra le più accreditate anche dalla polizia di Nairobi: “Tre ipotesi: sequestro per ottenere un riscatto; il sequestro per tapparle la bocca su accuse di pedofilia di cui sarebbe stata testimone a Likoni – scrive Alberizzi – sequestro per mettere a tacere un caso di molestie a Chakama“.

Likoni, a Mombasa – capoluogo dell’omonima contea keniota – luogo in cui si erge il centro per bambini gestito da Davide Ciarrapica, il 31enne milanese tra le conoscenze della Romano. Chakama, il luogo in cui Silvia è sparita lo scorso 20 novembre. L’inchiesta punta la luce soprattutto su una presunta realtà che si agiterebbe tra le mura del centro gestito da Ciarrapica. Realtà conturbante descritta da una mamma, intervistata in lacrime da Alberizzi, che conosceva Silvia Romano: “Le voglio bene, le voglio bene. Spero che torni presto. Io avevo 3 bambine in quella struttura, poi le ho ritirate. Accadevano cose poco corrette e imbarazzanti. Tornate a casa, le mie figlie riferivano atteggiamenti strani di Davide e del suo socio, Rama Hamisi Bindo“.

La denuncia 9 giorni prima della scomparsa

Rami Hamisi Bindo, come si legge su Il Fatto Quotidiano, è socio e amico di Ciarrapica, figlio di un noto politico locale che, secondo quanto dichiarato da uno degli inquirenti ascoltati da Alberizzi “gode di protezioni potenti“, le stesse che ricadrebbero di conseguenza sul centro da loro gestito.

L’audio WhatsApp di Silvia Romano

E mentre emerge come all’aeroporto di Mombasa, dove è certo che Silvia sia stata, siano spariti tutti i file a lei collegati, di rito per qualunque visitatore che giunga in loco, viene a galla un audio di WhatsApp di Silvia Romano, unica prova perché nell’archivio della polizia di Malindi non sembra esserci traccia, in cui la 23enne racconterebbe di essersi recata in polizia l’11 novembre del 2018 – 9 giorni prima di scomparire – per denunciare un uomo, Francis Kalama di Marafa per “atteggiamenti equivoci nei confronti di alcune bambine“.

Persona, anche questa, sparita nel nulla e mai arrestata come sarebbe stato promesso, invece, a Silvia. Quello che evidenzia l’inchiesta di Alberizzi, come già sottolineato prima, è la carenza di indagini sulla scomparsa di Silvia Romano, una manchevolezza imputabile anche all’Italia. Dato che lo si deduce dalla risposta che alcuni agenti della polizia di Malindi ai 2 giornalisti: “È venuto qui il console onorario, Ivan del Prete, con un altro paio di persone, ma non hanno fatto granché. Ha chiesto informazioni, come sta facendo lei. Niente di più“.

È possibile dunque, alla luce di questa approfondita inchiesta di Alberizzi e Duenas, ipotizzare che Silvia Romano possa essere stata sequestrata/rapita/uccisa – ipotesi tutte plausibili – per aver voluto parlare troppo, per non aver taciuto o non aver avuto l’intenzione di tacere di fronte a molestie e violenze su minori.

Ultimo Aggiornamento: 21/06/2019 13:39