Brescia si stringe, piange e dà il suo ultimo saluto a Ignazio “Cito” Okamoto. Nel 1988 ebbe un incidente in macchina con degli amici. Uno di loro morì sul colpo, mentre Okamoto entrò in coma, senza uscirne più. Dopo 31 anni in stato vegetativo, accudito dai genitori nella casa di famiglia a Collebeato (Brescia), il suo cuore ha smesso di battere due giorni fa. Il padre, intervistato da Repubblica, ha raccontato le speranze e le difficoltà di questi anni.
Il padre di Cito: “Ho pensato spesso a Eluana”
Hector Okamoto, messicano di origine giapponese, dopo l’incidente nella notte fra il 19 e il 20 marzo 1988 ha dedicato tutta la sua vita al figlio. Ha lasciato il lavoro per passare più tempo possibile accanto a lui, per 31 lunghissimi anni. Ma su Cito ha vegliato anche la madre Marina, di Brescia. Da quella orrenda notte, la loro vita è cambiata drasticamente. Intervistato da Repubblica, il padre ha confessato: “All’inizio abbiamo sempre avuto la speranza che qualcosa cambiasse, che ci fossero dei miglioramenti”. Poi il tempo ha continuato a scorrere inesorabile, ma tante persone hanno aiutato la famiglia Okamoto. Infine, Hector ha aggiunto: “Ho pensato tante volte a Eluana, ma non ho mai pensato di giudicare la scelta di un altro padre, di altri genitori. Ho rispetto per tutti, ogni storia è diversa. So che noi abbiamo sempre pensato che fosse questa la cosa giusta. Ma per noi”.
L’incidente fatale nell’88
Ignazio “Cito” aveva 22 anni quando la Golf su cui viaggiava insieme ad altri 4 amici bresciani uscì di strada. L’impatto violentissimo fu sulla A22, all’altezza di Nogarole Rocca (Verona). Nell’incidente perse la vita, sul colpo, Nicola Luigi Mori, 22 anni di Lumezzane. Gli altri tre ragazzi si salvarono, mentre Ignazio fu portato in ospedale in coma, dal quale non si è mai ripreso. Due giorni fa se n’è andato, a 54 anni, dopo aver trascorso più di metà della sua vita incosciente, a letto. Il suo cuore non ha retto più. Ora Cito è sepolto nel cimitero di Collebeato, e i suoi genitori adesso vogliono “solo un po’ di tranquillità”, ha ribadito Hector Okamoto a Repubblica.