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Poliziotti uccisi a Trieste: nel giorno del lutto il dolore delle madri

Pubblicato: 05/10/2019 16:37

Trieste, 4 ottobre 2019, un ragazzo di origini dominicane ruba uno scooter. È affetto da disabilità mentale, forse è schizofrenico, “sente le voci”, dicono. La madre e il fratello gli intimano di costituirsi e così nel pomeriggio due agenti vanno a prenderlo.

Tutto sembra andare come da protocollo, il ragazzo arriva in questura, la madre e il fratello con lui ma lei non fa in tempo ad uscire dall’auto perché in pochi attimi si consuma una tragedia imprevista, il ragazzo inizia a sparare e uccide i due agenti. Un dramma che in una manciata di secondi distrugge due vite, tre famiglie e il cuore di tre madri si spezza e tutte chiedono giustizia, ma una di loro chiede anche perdono.

Sparatoria Trieste: il dolore delle madri

Alejandro Augusto Stephen Meran chiede di poter andare in bagno, uno dei due agenti lo accompagnano ma lui scatta. Aggredisce l’agente Rotta, gli strappa la pistola dalla fondina, che pare non essere a norma di sicurezza, gli spara a bruciapelo. Tre colpi, due nella parte sinistra del petto e uno all’addome. Il collega Matte Demenego accorre, ma non fa in tempo ad arrivare che viene freddato con altri colpi: i due agenti sono morti.

Il 29enne fugge in preda al delirio, spara ancora e ferisce altri 3 agenti, l’intera questura è in ostaggio. Il fratello si nasconde nei sotterranei, Disperata Betania è rimasta fuori dalla questura, le dicono di restare in auto e che è pericoloso uscire. “Sentivo gli spari” racconterà “mi dicevano di mettermi giù. Sentivo mio figlio che urlava e vedevo la polizia e le sirene e sentivo gli spari”.

La donna non crede a quanto accaduto, o meglio, non se ne fa una ragione. Come lei stessa ha raccontato: “Non so come chiedere perdono a queste famiglie. Mi dispiace tanto per quello che ha fatto mio figlio”. La donna in lacrime ha affermato: “Cosa si può dire a un padre che perde un figlio o a un figlio che perde il padre? Non c’è nulla che si possa dire per confortare un dolore così”. 

La madre dell’agente Rotta chiede giustizia

La madre di Pierluigi Rotta a Trieste, quando le hanno detto cosa fosse accaduto al figlio non riusciva a crederci. “Giustizia, giustizia, se la merita”, queste le poche parole pronunciate in pubblico. Lo ha fatto oggi, durante il silenzio commosso davanti alla questura di Trieste. Lo ha detto al questore Giuseppe Petronzi, quasi fosse una supplica. 

Una madre che piange il figlio, come quella di Matteo Demenengo accanto e lei e che insieme al marito l’ha sorretta in quel momento di dolore. 

Il cordoglio della nazione intera

Da quasi 24 ore la questura di Trieste è soggetta ad un via vai di persone, amici, parenti, conoscenti, ma anche persone comuni che vanno a rendere omaggio ai caduti portando fiori, lasciando biglietti e soffermandosi lì davanti in un rispettoso e luttuoso silenzio. In molte piazze d’Italia, davanti a caserme e questure, sono tante le volanti che hanno omaggiato i fratelli caduti.

Un dolore dell’Italia intera che si stringe attorno alle famiglie e che trova espressione anche nelle parole del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella: “La nostra vita procede e si sviluppa attraverso tante persone sconosciute che sono servitori dello Stato, come i due poliziotti assassinati ieri a Trieste. Questo lungo applauso di affetto, riconoscenza e dolore esprime il sentimento del Paese.