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Allevamenti intensivi e deforestazione in Sudamerica: Greenpeace lancia l’allarme

Pubblicato: 10/10/2019 19:15

Negli ultimi mesi telegiornali, giornali e radio hanno diffuso notizie ed immagini dell’Amazzonia in fiamme. Uno dei più ricchi ecosistemi al mondo è in pericolo e le conseguenze catastrofiche di questi recenti avvenimenti non interessano solo il Brasile ed i Paesi confinanti, ma hanno ripercussioni su tutta la superficie terrestre.

Anche il Gran Chaco è in fiamme

Ma purtroppo c’è anche un’altra grande foresta tropicale del Sudamerica, la seconda più grande dopo l’Amazzonia, ed è quella del Gran Chaco, vittima anch’essa della deforestazione che sta mettendo in ginocchio l’ecosistema. Greenpeace, dopo più di un anno di indagini, ha scoperto l’esistenza di una relazione tra gli allevamenti intensivi di bestiame e la deforestazione di suddetto territorio.

Secondo quanto emerge dai dati pubblicati dal Ministero dell’Ambiente argentino, nel Paese, tra il 1990 e il 2014, sono stati distrutti 7.226.000 ettari di foreste. Per avere un’idea più chiara delle dimensioni, si pensi ad una superficie che equivale a Olanda e Belgio insieme. Precisamente, le indagini rivelano che l’80% di questa deforestazione si concentra in quattro province a Nord dell’Argentina, e cioè Santiago del Estero, Salta, Chaco e Formosa. Il Gran Chaco si estende per oltre 1,1 milioni di chilometri quadrati lungo tre Paesi latinoamericani: Argentina, Paraguay e Bolivia.

Il giaguaro a rischio estinzione

Questo territorio è la casa non solo di 4 milioni di persone, ma anche 3.400 specie di piante, 500 specie di uccelli, 200 specie di rettili, 100 specie di anfibi, 150 specie di mammiferi, ai quali appartengono anche i giaguari, la cui sopravvivenza è minacciata proprio a causa della deforestazione. In particolare, il caso dei giaguari è impressionante, poiché una terribile conseguenza è la possibile scomparsa di tale specie tipica di quelle zone.

Le ricerche condotte da Greenpeace hanno rivelato che negli ultimi anni, e precisamente dal 1985 al 2013, oltre il 20% delle foreste del Gran Chaco sono state convertite in pascoli e terreni agricoli, e ciò ha ridotto drasticamente il numero di giaguari presenti sul territorio: attualmente si stimano solo circa 250 giaguari presenti in Argentina. La drammaticità di questi dati aumenta ancora di più se si pensa al fatto che tale mammifero sia stato considerato “Monumento Naturale Nazionale” dalla legge (legge n. 25.463 del 2001). Ciò vuol dire che l’Amministrazione dei Parchi Nazionali e la Direzione nazionale per la Fauna Selvatica dovrebbero impegnarsi per gestire al meglio tale problema, ricorrendo ad un piano capace di garantire la sopravvivenza di questa specie.

Greenpeace Argentina si presenta davanti alla Corte Suprema

Greenpeace Argentina si è già mobilitata per chiedere alla Corte Suprema la tutela dei diritti legali del giaguaro. Questo rappresenta il primo caso nella storia giuridica argentina che vede come protagonista una specie animale ed i diritti della Natura. Natalia Machain, direttrice esecutiva Greenpeace Andino annuncia: “Sono rimasti solo 20 esemplari di giaguari nella regione del Chaco. Nonostante sia stato dichiarato Monumento Nazionale, il suo territorio non è protetto e la sua esistenza è messa in serio pericolo”.

Piantagioni di soia e allevamenti intensivi tra le cause della deforestazione

La deforestazione che sta interessando il territorio del Gran Chaco, secondo quanto calcolato da Greenpeace, ha sottratto nel 2018 altri 113.000 ettari di foresta. La causa? L’espansione delle piantagioni di soia geneticamente modificata e degli allevamenti intensivi. L’Argentina, oltre ad essere un importante produttore e consumatore, è anche uno dei principali esportatori di carne bovina. Infatti, le esportazioni di carne argentina, tra il 2017 ed il 2018, sono aumentate del 77%. I destinatari di tali esportazioni sono la Cina, la Russia, l’Unione Europea, tra cui anche l’Italia.

Quindi vi è una stretta correlazione fra le deforestazioni che si verificano in Sudamerica e la carne che abitualmente compriamo e consumiamo anche qui nel nostro Paese. Infatti, con i dati alla mano, possiamo renderci conto come il coinvolgimento dell’Italia sia notevole: nel 2018 la nostra nazione ha importato dall’Argentina 5.800 tonnellate di carne fresca, quasi 3 volte quella importata dal Brasile. Quindi, in quello stesso anno, oltre il 60% della carne esportata dal Sud America in l’Italia era argentina. A rendere più difficile la situazione (e la risoluzione di tale problema) vi è l’accordo siglato tra l’Unione europea e il Mercosur, il gruppo composto da Argentina, Brasile, Paraguay e Uruguay, il quale prevede un incremento degli scambi dei prodotti in questione che porta, di conseguenza, all’importazione in Europa di materie prime agricole dal Sud America, generando in questo modo ulteriori rischi per l’ambiente ed i diritti umani.

Greenpeace lancia un appello per salvare il Gran Chaco

Greenpeace ha lanciato un appello alle aziende europee e israeliane chiedendo loro di impegnarsi a sospendere le attività commerciali con le aziende argentine dedicate alla produzione e alla lavorazione di carne legate alla deforestazione del Gran Chaco finché non avranno adottato e implementato una politica di “Deforestazione zero”, ovvero fino a che non avranno ripulito la propria filiera da deforestazione e violazione dei diritti umani.

Anche noi possiamo dare il nostro aiuto

Nel frattempo, anche noi, nel nostro piccolo possiamo contribuire e prender parte a questa “lotta” per la salvaguardia dell’ambiente. Per iniziare, potremmo cambiare le nostre abitudini alimentari. Dal Rapporto speciale su clima e suolo realizzato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) è emerso che riducendo il consumo di carni e consumando più vegetali è possibile contrastare i cambiamenti climatici ai quali stiamo assistendo negli ultimi decenni. Quindi, non è da sottovalutare il contributo che ognuno di noi può dare per la salvaguardia del Pianeta semplicemente attraverso la riduzione del proprio consumo di carne. Cambiare, anche di poco, le proprie abitudini alimentari quotidiane può essere di grande aiuto per l’ecosistema.