Prosegue l’indagine sul caso della giovane studentessa stuprata fuori da una discoteca, nella notte tra il 18 e il 19 maggio. Lo scorso 19 luglio il primo arresto e le prime ricostruzioni dell’aggressione; oggi l’annuncio che a finire in manette c’è anche il buttafuori del locale.
A ricordarlo è la stessa giovane che ricorda di aver pensato che l’uomo fosse lì per salvarla e invece no. La giovane era stata portata fuori dalla discoteca e trascinata nel vano caldaia, dove tre uomini hanno abusato di lei anche quando aveva perso i sensi.
“Ho pensato mi avrebbe salvata”
Il racconto della giovane, un’indagine incrociata sul personale a lavoro quella sera, le testimonianze, il test del dna..
questi gli elementi che hanno portato all’identificazione del secondo violentatore della studentessa. La 20enne è rimasta vittima di uno stupro avvenuto presso la discoteca Factory, Roma.
Nella testimonianza della vittima, il ricordo di quell’uomo con indosso la divisa della sicurezza e il pensiero che fosse lì per aiutarla e invece no: “Ho pensato che mi avrebbe salvata e invece ha infierito con crudeltà”. Un ricordo indelebile che ha permesso agli investigatori della Squadra Mobile di Roma di identificarlo; si tratta di un tunisino di 35 anni regolarmente residente in Italia.
L’uomo aveva lasciato il Paese per qualche giorno dopo la violenza, al suo rientro è stato arrestato. Ora deve rispondere di violenza sessuale di gruppo aggravata e lesioni.
Il secondo violentatore
Il buttafuori aveva un contratto con una società esterna alla gestione del locale che si occupa di sicurezza.
La prova definitiva è arrivata grazie all’esito positivo dell’esame del dna, confrontato con le tracce sugli abiti della vittima. L’uomo è il secondo violentatore, il primo è un ragazzo rumeno addetto alla direzione del locale; l’uomo si occupava di manutenzione.
Ora all’appello manca il terzo uomo, il ragazzo biondo che, stando alle telecamere di sorveglianza, si era avvicinato alla giovane vittima sulla pista da ballo. È lui che ha convinto la ragazza ad uscire, per poi trascinarla nel locale caldaie dove a turno è stata stuprata.