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Morte Soleimani, in migliaia ai funerali al grido di: “Morte all’America”

Pubblicato: 04/01/2020 11:43

Sono iniziati questa mattina alle 8 (ore italiane), i funerali del generale iraniano Soleimani. In tanti sono scesi in strada a Baghdad per seguire il corteo funebre chi portando con sé la foto del generale, chi bruciando bandiere a stelle e strisce. 

In molti hanno gridato più volte: “Morte all’America”. A seguire si terranno le esequie ufficiali alla quale presenzieranno diversi leader iracheni, successivamente i resti del generale saranno trasportati in Iran dove si terranno altre esequie. Intanto è stato smentito sia da fonti Usa sia da fonti irachene, il nuovo raid statunitense avvenuto nella notte. 

Trump non cerca un’altra guerra

Il Presidente americano Trump, con un lungo discorso, ha smentito l’intenzione di iniziare un nuovo conflitto in medio-oriente. Trump ha spiegato che l’uccisione del generale, avvenuta attraverso un raid mirato nella notte tra giovedì e venerdì con il drone della morte MQ-9 Reaper, è stata voluta in quanto Soleimani era il ricercato numero 1, il terrorista più pericoloso al momento.

Soleimani stava preparando nuovi attacchi ecco perché l’autorizzazione al blitz. “Siamo pronti a qualunque risposta sia necessaria” ha detto Donald Trump che ha aggiunto: “Il futuro dell’Iran appartiene al popolo che vuole la pace, non ai terroristi”. Il Presidente ha concluso: “Il suo regno del terrore è finito”. 

Pompeo deluso

Parole di amarezza e delusione, quelle pronunciate da Mike Pompeo, segretario di Stato americano. In una dichiarazione rilasciata all’emittente Fox News, Pompeo ha parlato dell’atteggiamento tenuto dall’Europa in queste ore: “Non sono stati d’aiuto come avrei desiderato”. Il segretario di Stato ha poi aggiunto che se da altri Paesi il sostegno e l’assistenza sono arrivati, gli europei: “Non si sono comportati come avrei voluto”.

Smentito il nuovo raid 

Nella notte è stata diffusa la notizia di un nuovo raid aereo che ha avrebbe coinvolto il gruppo paramilitare filo-iraniano Hashed Al Shaabi. Ad essere preso di mira un militare di cui la tv di stato non ha voluto specificare il nome. Poche ore dopo, a ridosso dell’inizio dei funerali di Solemani, il raid è stato smentito. 

La rabbia dell’Iran: “Atto di terrorismo”

L’ambasciatore iraniano all’Onu non ha perso tempo e in una lunga lettera ha definito l’atto degli Stati Uniti come terrorismo. “L’assassinio del generale Qassem Soleimani è un esempio evidente di terrorismo di Stato e, in quanto atto criminale, costituisce una grave violazione dei principi di diritto internazionale” scrive Takht Ravanchi a Guterres, affermando che ad essere violati sono stati anche gli accordi compresi nella Carta delle Nazioni Unite e questo “Comporta quindi la responsabilità internazionale degli USA”.  L’ambasciatore iraniano ha poi dichiarato alla CNN: “Non possiamo rimanere in silenzio, dobbiamo agire ed agiremo”. 

Massima allerta per i militari italiani

Immediatamente a seguito dell’attacco, il ministro Guerini si è immediatamente messo in contatto con il Coi (che gestisce le operazioni militari fuori area assieme all’intelligence). L’allerta è massima e le misure di sicurezza a tutela dei militari italiani nella zona è stata innalzata. Al momento non sono state segnalate minacce specifiche. Nelle prossime ore si suppone si terrà un vertice dei servizi segreti per fare il punto della situazione, l’annuncio è arrivato dallo stesso Presidente del Copasir Raffaele Volpi.

Una situazione critica

Sul medio-oriente soffiano venti di guerra, di nuovo, e c’è già chi grida ad una prossima terza Guerra del Golfo. Semplice allarmismo o ci sono validi motivi che spingono a pensare ad un escalation in tal senso? A dare una spiegazione l’ex capo di Stato Maggiore della Difesa e dell’Aeronautica, Vincenzo Camporini, che all’Ansa ha spiegato come per la prima ad essere target degli Stati Uniti è stato un personaggio politico di altissimo spessore.

Qualcosa che non è mai successo prima e che porterà ad una escalation “Gli Usa con l’uccisione del generale Soleimani hanno colpito un’icona, il simbolo della forza al servizio della teocrazia nata dalla rivoluzione. E’ uno step fondamentale e preoccupante di una escalation che dura da tempo e che si inserisce in un quadro già esplosivo con sullo sfondo la lotta secolare tra Iran ed Arabia Saudita, sciiti e sunniti”. Secondo Camporini l’Iran dovrà reagire in qualche modo, ed è quello che il Presidente Roani ha minacciato di fare, affermando che gli Stati Uniti pagheranno per anni