Piero Pelù, che salirà sul palco dell’Ariston per Sanremo 2020 con il brano Gigante, ha rilasciato un’ intervista a Il Corriere della Sera in cui ha parlato a tutto tondo della sua vita: dal suo pensiero politico spesso critico all’amore per le figlie, la droga, fino al rapporto coi colleghi Vasco e Ligabue.
Piero Pelù su Ligabue e Vasco Rossi
Piero Pelù, da sempre un musicista antisistema, sarà a Sanremo 2020, compiendo quasi una scelta controtendenza rispetto al suo modo di vedere la musica. Oggi, dice Pelù, il Festival è cambiato, non è più solo quello di Al Bano e Romina e dei Ricchi e Poveri. L’artista ha parlato dei colleghi Vasco e Ligabue, da lui definiti “nazionalpopolari”. L’incontro con Vasco avvenne nel 1980 e dice: “Siamo tutti e due timidi; per cui ci ignorammo”. Riguardo a Ligabue, invece, Pelù afferma: “Se vuoi essere nazionalpopolare devi pagare un prezzo. Il mio modo di scrivere invece è ancora legato all’istinto, al bambino che ho dentro: Peter Pan, o meglio Peter Punk”. Rivela come la sua musica nasca da quello che ha vissuto, prima di scrivere aspetta un imput.
Pelù, l’insegnamento del nonno
Il cantante si è contraddistinto spesso per il suo pensiero critico verso il potere. Da sempre, Pelù si considera un ribelle, un rivoluzionario ma si è scagliato anche contro la sua stessa parte politica: “Io sono di sinistra, ma detesto tutte le dittature, anche quelle rosse”. Il cantante ha affermato che la sua formazione è stata influenzata dal nonno Mario: “Fin da quand’ero bambino mi raccontava della Grande Guerra, senza spaventarmi, per rendermi consapevole. Quella generazione ce l’ha fatta a sopravvivere alla guerra. E ci ha insegnato a dire: mai più”. Oggi, l’artista parla di Salvini, considerandolo un abile comunicatore. Riflette sul berlusconismo, a suo dire mai finito e sulla Meloni dice: “Una macchina da guerra”. A chi gli chiede se il fascismo può tornare, risponde: “Sta tornando. Non nelle forme di un tempo, ovviamente. Un fascismo 2.0, con altri strumenti di comunicazione e persuasione. L’antisemitismo, il negazionismo, il razzismo… Per fortuna sono arrivate le Sardine”.
Il racconto dell’amico morto di overdose
Piero Pelù ha iniziato a suonare negli anni ’80 e ’90 e confessa di aver perso moltissimi amici per la droga: “Ringo, mio migliore amico e batterista dei Litfiba, è morto per overdose nel 1990. L’ho sognato tre giorni dopo, mi ha detto: tutto bene. Da allora lo sogno spesso, l’ultima volta mi ha detto: Piero, resta concentrato”. Per l’artista, parte della colpa si deve ad alcuni testi espliciti dei maestri del rock. Da anni, il cantante si batte contro le droghe pesanti: “Bisognerebbe insegnare a scuola sia l’educazione sessuale, sia a conoscere le droghe.” Inoltre, Pelù afferma: “Ogni volta che fumavo una canna collassavo. Ho scoperto così di avere la pressione bassa”.
Una canzone di rinascita
A Sanremo, Pelù porterà Gigante, una canzone dedicata al suo nipotino di tre anni ma anche ai ragazzi del carcere minorile di Nisida, tutti con storie e infanzie difficili. Il testo è quasi un inno alla rinascita e nonostante oggi il rap sia molto criticato e finito sotto esame, può essere anche veicolo di messaggi importanti. Il cantante, in effetti, sul palco dell’Ariston, duetterà virtualmente con Little Tony con Cuore Matto, una canzone controtendenza, contro la violenza sulle donne: “Lei l’ha lasciato, lui continua ad amarla però la rispetta, dice che prima o poi riuscirà a liberarsi dal giogo psicologico, e fa un passo indietro.”