Vai al contenuto

La “profezia” di Bill Gates sul virus più letale di qualsiasi guerra

Pubblicato: 16/03/2020 19:08

Nel 2015 Bill Gates sembrava conoscere già il nostro destino? Durante una conferenza, infatti, aveva spiegato che ad uccidere il genere umano non sarebbero state le guerre ma un virus di grande portata. Le sue parole risuonano oggi come una profezia alla luce della diffusione pandemica del Coronavirus.

Gates e la “profezia” sul virus

“Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nelle prossime decadi, è più probabile che sia un virus molto contagioso e non una guerra”, aveva ribadito Gates. Non missili ma microbi quindi. E sempre Gates spiega che quand’era ragazzo lui la più grande preoccupazione era tenersi lontani dalle guerre, in particolare quelle nucleari.

Per questo motivo, sempre secondo Gates, la sua generazione avrebbe investito molto nell’ambito bellico tralasciando quello medico. Un pensiero che come conseguenza avrebbe comportato una presunta inesistenza al giorno d’oggi di un sistema congruo a fermare una pandemia come quella in corso ora. “Il rischio più grande di una catastrofe globale somiglia a questo”, concludeva Gates.

Guarda il video:

Bill Gates:“Dovevamo imparare dall’Ebola”

Durante la conferenza, Bill aveva mostrato l’immagine di un virus dell’influenza, proiettato sullo schermo. Poi aveva fatto vedere quella di un fungo atomico, commentandola come meno pericolosa della precedente per il genere umano. Oltre a non essere preparati, spiegava Gates, l’uso dei fondi pubblici avrebbe da sempre rappresentato un grosso neo nelle società moderne.

Un investimento sbagliato avrebbe potuto portare a conseguenze disastrose. A rafforzare la sua testimonianza, il caso Ebola. Malattia che è riuscita a farsi strada grazie alla totale assenza di un assetto che potesse contrastarla: Il problema non era che il sistema non funzionava. Il problema era l’assenza totale di un sistema”, sosteneva Bill.

In particolare, sarebbero mancati degli elementi essenziali attraverso cui far fronte all’epidemia. Primo fra questi, l’assenza di un gruppo di epidemiologi pronti a partire, in grado di analizzare con precisione il tipo di malattia e ragionare sul grado di diffusione. In secondo luogo, secondo Gates, gli stessi rapporti sui casi arrivati tramite i giornali e con molto ritardo.