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Coronavirus in Italia: “Per la settimana prossima ci aspettiamo il picco”

Pubblicato: 16/03/2020 18:04

Abbiamo discorso sulle misure prudenziali, sui decreti firmati da Giuseppe Conte; abbiamo parlato di numeri e bilanci ma quello che in questo momento è difficile da fare è guardare al futuro.

La diffusione del Coronavirus in Italia rende difficile guardare in avanti dal punto di vista economico, dal punto di vista sociale e anche sanitario. Anche le stime sull’emergenza stessa, al momento, ammettono la possibilità che la situazione – come già era stato previsto – possa subire un picco negativo ed inevitabile. Sulla concreta situazione italiana però, ci tiene a darne corretta lettura il primario del Sacco di Milano, ligio nel tracciare i confini di uno scenario che, alla luce dei dati, potrebbe essere interpretato senza tener conto di fattori cruciali.

Garattini sul Covid-19: prevedibile un picco di contagi

Per la settimana prossima ci aspettiamo il picco – sono le parole di Silvio Garattini a Radio Capital, fondatore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri – Realistico pensare a 30-40mila casi“. Numeri che lasciano interdetti ma che tuttavia non fanno che ricalcare quanto già previsto da giorni dai medici che tutti i giorni stanno lavorando nelle corsie degli ospedali per contenere il più possibile la proliferazione del Coronavirus.

Basandoci su dati concreti, in Italia il Coronavirus ha provocato al momento oltre 20mila casi di persone risultate positive al test e non è difficile pensare come questa stima possa crescere ancora sebbene il tempestivo intervento da parte del governo possa di gran lunga sfatare le previsioni.

Lo stesso Garattini, sempre a Radio Capital: “Tutto dipenderà da noi, dalla nostra capacità di evitare il contagio. Atteniamoci alle disposizioni – continua ad essere l’invito degli esperti e delle autorità – Se tutti avessero stili di vita adeguati e ci fosse un’adeguata prevenzione, forse saremmo più resistenti. La diffusione di virus e batteri continuerà a esserci, dobbiamo ripensare il mondo della salute“.

Galli: “Il numero dei casi segnalati è molto inferiore al numero di casi veri

Dello stesso pensiero di Garattini anche il primario dell’Ospedale Sacco di Milano, il Dottor Galli che così ha dichiarato a TgCom24: “La settimana da qua a tra un po’ sarà la settimana più dura. Certamente siamo in una situazione che non può consentire di vedere una soluzione a breve del problema. Mettiamocelo in testa – dichiara Galli – E invece di rassegnarci all’inevitabile mettiamoci nelle condizioni di combattere il più possibile ogni ulteriore estensione dell’infezione“.

Poi una delucidazione del primario del Sacco sui dati e sulla percezione degli stessi in relazione alla casistica e al tipo di intervento: “Il numero dei casi segnalati è molto inferiore al numero di casi veri. Il numero di casi veri non è registrato perché non stiamo facendo tamponi a tutti e forse anche per certi versi va bene così… Però non mettiamo nel conto tutte le persone, e sono la maggioranza, che hanno l’infezione ma non hanno sintomi significativi“. Dati dunque, quelli raccolti, che sì citano la realtà ma che non restituirebbero il vero quadro di una situazione che conta moltissimi contagiati con sintomi lievi se non del tutto asintomatici.

Coronavirus in Italia: fattori imprescindibili per un quadro generale

Sempre nell’ottica di guidare la popolazione verso una lettura critica degli aggiornamenti sulla diffusione del Covid-19 in Italia e soprattutto sull’interpretazione dei numeri in ragione di più fattori determinanti, la spiegazione di Galli sempre a TgCom24: “Questo vuol dire che selezionando nel denominatore soltanto le persone che stanno peggio è evidente che anche il numero dei morti percentualmente sale rispetto ad altri Paesi“.

C’è anche da dire che abbiamo molti anziani e in un Paese di anziani, per un virus che colpisce e affonda soprattutto le esistenze di persone anziane e con più malattie di fondo, ecco che al conto finale dei morti si aggiunge anche una percentuale di casi determinata rispetto ad altri Paesi mediamente più giovani di noi anche alla concentrazione tra i deceduti di persone di età piuttosto elevata – conclude poi il primario del Sacco di Milano – Quindi è questo tipo di situazione che ci ha messo in una situazione difficile anche per far capire come stanno veramente le cose“.