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Cosa sono i recovery bond e perché sono diversi dai coronabond

Pubblicato: 22/04/2020 08:41

Il 17 aprile l’europarlamento ha approvato una risoluzione sulle misure per affrontare l’emergenza coronavirus. L’assemblea ha sostanzialmente bocciato i cosiddetti coronabond, optando invece per la creazione dei recovery bond. Dopo settimane di dibattiti, l’attenzione si è quindi spostata su questo nuovo strumento, creando una certa confusione anche a livello politico. Nonostante i nomi simili, infatti, i due sistemi prevedono una differenza di fondo piuttosto rilevante.

Cosa sono i recovery bond

In estrema sintesi i recovery bond sono emissioni comuni garantite direttamente dal bilancio dell’Unione Europea, che avrebbero lo scopo di finanziare la ripartenza dell’economia dei vari Paesi. Tutto ciò sarebbe reso possibile da un fondo specifico, denominato Recovery fund, creato proprio con questo scopo. Proposto per la prima volta dalla Francia, prevederebbe solamente una condivisione europea dei costi futuri legati all’emergenza Covid-19, ma non dei debiti del passato.

Le differenze rispetto ai coronabond

I recovery bond sono stati accolti dalle nazioni del Nord Europa con meno diffidenza rispetto a quanto avvenuto con i coronabond. Il motivo risiede nel fatto che i coronabond si basavano sulla mutualizzazione del debito, vale a dire sulla condivisione dei debiti pregressi dei vari membri dell’Unione.

L’eventualità era vista con favore dai Paesi con alto debito, come Italia e Spagna, ma era decisamente osteggiata dai Paesi più “virtuosi”, come Germania o Olanda. L’idea dei recovery bond aggira questo problema, togliendo dal tavolo la mutualizzazione del debito e proponendo più semplicemente una condivisione dei costi futuri sostenuti per affrontare l’emergenza economica e sociale.

Perché si potrebbe trovare un accordo sui recovery bond

Sembrerebbe una distinzione di poco conto, ma è in grado di fare un’enorme differenza, sopratutto nella percezione che potrà avere sull’opinione pubblica degli Stati membri. In Germania e in Olanda, infatti, i coronabond erano visti come un modo per far pagare ai cittadini tedeschi e olandesi i debiti degli italiani o degli spagnoli. Si trattava, come si può capire, di una proposta più difficile da far digerire, anche sul piano del consenso politico, rispetto ad una semplice condivisione dei costi della crisi, che tra l’altro si spera essere momentanea.

La palla passa ora ai capi di Stato e di governo, che saranno chiamati a discutere le varie proposte e ad arrivare ad una sintesi, quanto mai difficile vista la complessità dei temi e gli interessi in campo.

Ultimo Aggiornamento: 22/04/2020 08:47