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Coronavirus, revocati i domiciliari al carceriere di Giuseppe Di Matteo

Pubblicato: 20/05/2020 19:44

Nel giorno in cui il Senato ha votato contro la mozione di sfiducia nei confronti del Guardasigilli Bonafede, arriva anche una notizia correlata. Tutta la polemica nei confronti del Ministro, era nata dalle dimissioni del capo del Dap e dalle scarcerazioni dei boss per l’emergenza sanitaria da Coronavirus. Ora si apprende che alcuni di loro stanno già prendendo la via del ritorno dietro la sbarre.

Il nuovo decreto antimafia

Tanto tuonò che piovve. Dopo settimane di dibattito e attacchi politici nei confronti del Ministro Bonafede, in poche ore la situazione sembra cambiata. Il Senato ha bocciato entrambe le mozioni di sfiducia del centrodestra e di Europa+, spinte anche dalle dichiarazioni del magistrato Nino Di Matteo. Queste, avevano sollevato dubbi sul fatto che Bonafede potesse aver subito l’influenza di boss mafiosi nella mancata nomina del magistrato al Dap, il Dipartimento di Amministrazione Penitenziaria.

Il tutto nasce dalle dimissioni dell’ormai ex capo del Dap, Francesco Basentini, a seguito delle polemiche sulle scarcerazioni dei boss durante l’emergenza Covid. Numerosi infatti gli esponenti mafiosi cui sono stati disposti i domiciliari, a causa di un cortocircuito nel sistema a livello di responsabilità e disponibilità di strutture adatte per detenuti spesso anziani e malati. A regolare il tutto, è arrivato il 10 maggio un decreto di Bonafede che dà al Dap il potere di trovare soluzioni sanitarie idonee riguardo i boss scarcerati.

I boss rientrano in carcere: tra loro Franco Cataldo

In sostanza, il nuovo decreto permette al Dap di valutare in 15 giorni se ci sono ancora le condizioni che hanno portato alla scarcerazione dei boss in primo luogo. In caso contrario, vengono ritirati i domiciliari e disposta una nuova sistemazione in detenzione. È accaduto così per Francesco Bonura, molto vicino a Bernardo Provenzano. Oggi, invece, è toccato all’85enne Franco Cataldo tornare in carcere.

L’uomo è tristemente noto come il carceriere di Giuseppe Di Matteo, il bambino rapito, soffocato e sciolto nell’acido dopo più di 2 anni. La sua scarcerazione aveva fatto molto discutere, in quanto collegato al clan di Matteo Messina Denaro e ad uno dei delitti più efferati della mafia. Cataldo, riportano numerose fonti, si trovava a Geraci Siculo: ora verrà trasferito nuovamente nel carcere di Opera, a Milano.