Sono passati dieci lunghi anni da quei due tragici giorni del 28 e del 29 giugno 2010, quando Pietro Taricone rimase vittima di un incidente durante un lancio col paracadute al quale non sopravvisse, morendo nell’ospedale di Terni dopo un intervento disperato durato 9 ore. All’epoca O Guerriero, come lo ricordano ancora oggi i fan, era legato sentimentalmente all’attrice Kasia Smutniak, dalla quale aveva avuto la sua Sophie (oggi 16enne).
Proprio nel giorno del tragico anniversario, la bella attrice, che recentemente ha svelato ai fan il suo problema con la vitiligine, ha voluto dedicare un dolcissimo ricordo al padre di sua figlia.
Kasia Smutniak ricorda Pietro
Una foto, che all’apparenza può sembrare una come tante, ma che in realtà è carica di un profondo significato. Kasia e Sophie nel paesaggio montuoso e desolato della catena dell’Himalaya, nessuna didascalia, solo loro che guardano verso il sole al tramonto e l’orizzonte infinito.
Non una scelta casuale, la location è quella di Mustang, in Nepal, luogo carissimo tanto a Kasia quanto a Pietro, un posto che è entrato a far parte delle loro vite e delle loro anime e, come la stessa attrice ha raccontato, è l’essenza dell’animo buono di Pietro Taricone. Tante le reazioni d’affetto dei fan per l’attrice: “Eri la sua ancora, la sua isola….è rimasto sempre con te..” scrive un utente, “Sempre con te, con voi” scrive un altro, e poi ancora “Lui c’è sempre”.
Pietro, Kasia e il Nepal
Con la nascita della Pietro Taricone Onlus, in una lettera Kasia Smutniak ha raccontato il perché del legame stretto con quel luogo quasi incantato.
“Siamo stati una volta sola in Mustang io e Pietro. Una volta sola. E tanto è bastato per innamorarsi di quel posto, della cultura, della gente…Non avrei mai pensato che esattamente 8 anni dopo sarei tornata, da sola con una figlia, per costruire una scuola! Tutto è cominciato da Pietro”. Inizia così la lettera, “Un giorno è tornato a casa con un’idea, una delle sue tante idee pazze, urlando Andiamo in Nepal”.
“Allargava le braccia facendo finta di volare”
Da li quel viaggio quasi mistico, con l’aiuto dell’amico Alberto e l’incontro con amici cari incontrati proprio li.
“La sensazione di volare non mi abbandona mai nel Mustang. Ed è la cosa che mi piace di più. Pietro era sopraffatto dalla bellezza di quelle montagne. Mi ricordo lui seduto sul cavallo che allargava le braccia e le sbatteva facendo finta di volare. Ai tempi non c’era ancora la strada quindi l’unico modo per spostarsi era a piedi o a cavallo”. Li l’incontro con Pema e Tenzin che da allora sarebbero stati loro amici inseparabili nonostante la distanza.
La volontà di aiutare
Pietro Tarricone era rimasto affascinato da quel luogo, da quella cultura e dal buon cuore delle persone che vi vivevano e come Kasia racconta, “Inusulamente silenzioso negli ultimi giorni, non ha fatto altro che parlare per tutto il tragitto (…) verso l’aeroporto di Jomson. Continuava a dire che dovevamo fare qualcosa, noi che siamo privilegiati con il lavoro che facciamo. Che la cultura Mustang è troppo preziosa e se scompare sarà anche colpa nostra perché non abbiamo fatto nulla per impedire che ciò accada”.
“Ci siamo promessi di tornare al più presto”, ma la vita è strana e in quel presto Pietro non sarebbe più tornato li, almeno fisicamente, e la bella attrice avrebbe fatto ritorno solo anni dopo per avviare il tanto voluto progetto benefico.
La preghiera per Pietro
“Qualche settimana dopo la morte di Pietro mi ha chiamato Alberto, commosso, diceva che Tenzin aveva saputo da non so chi e come e così era venuto a Jomson per fare la telefonata e farmi sapere che nel villaggio hanno fatto la puggia ( una preghiera fatta dai monaci tibetani nelle occasioni speciali che può durare anche un giorno intero) per lo spirito di Pietro. E io ho capito che era il momento di tornare e fare qualcosa”.
Dopo un anno e mezzo di ricerche e progetti studiati, Kasia è arrivata alla conclusione che il progetto migliore da mettere in pratica fosse quello di costruire una scuola, e così è stato.