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Coronavirus: cosa fare in caso di contatti stretti con un positivo

Pubblicato: 27/10/2020 10:14

Nello spettro della conclamata recrudescenza dell’emergenza Coronavirus, in Italia l’architettura del sistema di tracciamento dei contagi fatica a restare in piedi. I morsi della seconda ondata, secondo gli esperti, rendono ormai difficili le operazioni di contact tracing a fronte di numeri in costante aumento. Nella schizofrenica corsa ai ripari – in seno al braccio di ferro tra Governo e Regioni – tanti si chiedono cosa fare in caso di contatti stretti con un positivo. La risposta arriva dal Ministero della Salute, descritta nella Circolare del 12 ottobre scorso in cui sono esposti i lineamenti su durata e termine di isolamento e quarantena.

Coronavirus: chi sono i contatti stretti

Per cominciare, occorre conoscere il significato di “contatto stretto” – quindi con grado di esposizione ritenuto ad alto rischio – di un caso presunto o confermato di positività al Coronavirus.

Il Ministero precisa chi rientra tra i “contatti stretti” di un soggetto interessato dall’infezione: chi vive con una persona positiva; chi ha avuto un contatto fisico diretto con un caso Covid; chi ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un positivo (nella Circolare si spiega la fattispecie con l’esempio del “toccare a mani nude fazzoletti di carta usati“); chi ha avuto un contatto diretto e prolungato (faccia a faccia di almeno 15 minuti) con persona positiva a distanza inferiore ai 2 metri; chi si è trovato in un ambiente chiuso con un positivo, in assenza di adeguati dpi (dispositivi di protezione individuale).

Rientrano nella stessa tipologia di contatto: gli operatori sanitari, o altre persone che assistono direttamente un caso Covid-19 oppure “personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso positivo senza l’impiego dei dpi raccomandati o mediante l’utilizzo di dpi non idonei“; chi ha viaggiato in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo “entro due posti in qualsiasi direzione rispetto a un caso Covid-19; sono contatti stretti anche i compagni di viaggio e il personale addetto alla sezione dell’aereo/treno dove il caso indice era seduto“.

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Come gestire un contatto stretto di persona con Covid-19

Come si gestisce e come si deve comportare chi ha avuto un contatto stretto con una persona positiva? Sulla base delle indicazioni fornite dal Ministero della Salute, occorre anzitutto mettersi in quarantena e attendere la valutazione da parte delle autorità sanitarie competenti, Asl o medici di base: saranno questi a stabilire se sottoporre ad eventuale tampone.

Se asintomatico, resta in quarantena per 14 giorni dall’ultima esposizione al caso oppure per 10 giorni dall’ultima esposizione con un test antigenico o molecolare negativo effettuato il 10° giorno.

Se sintomatico, si procede con il tampone. Con esito negativo, si può uscire ma dopo aver rispettato comunque i 14 giorni di isolamento, oppure 10 giorni con tampone o test rapido ancora negativo al 10° giorno.

Cosa fare in caso di contatto indiretto con un positivo

Nello stesso documento ufficiale del 12 ottobre scorso, il Ministero raccomanda di effettuare il test molecolare a fine quarantena per chi vive o entra in contatto regolarmente con soggetti fragili o a rischio di complicanze, e sottolinea la necessità di usare l’App Immuni per favorire il contact tracing.

Ma cosa fare in caso di contatto indiretto con un positivo? In questo caso, per “contatti stretti di contatti stretti di caso Covid” – quindi in assenza di contatto diretto con il soggetto positivo – non si dovrà fare nulla: nessuna quarantena o test diagnostico è previsto per coloro che rientrano nello spettro dei contatti di contatti stretti con chi ha il Coronavirus, a meno che la persona (contatto stretto del caso) con cui si è entrati in contatto non risulti poi positiva a sua volta.

Isolamento e quarantena: la sottile differenza che cambia le cose

Altre due parole sono entrate a pieno titolo nella narrazione degli eventi in era Covid: isolamento e quarantena. Si tratta di termini che, per alcuni, assumono la stessa valenza ma che, in realtà, non sono sovrapponibili per una differenza precisata dal Ministero della Salute.

L’isolamento riguarda i casi di documentata infezione da Sars-CoV-2, e si riferisce alla separazione dei soggetti infetti dal resto della comunità, per il periodo di contagiosità, in luoghi e condizioni utili a prevenire la trasmissione del virus.

La quarantena, invece, riguarda le persone sane che potrebbero essere state esposte a un agente infettivo o a una malattia contagiosa, e si riferisce alla restrizione dei loro movimenti per il periodo di incubazione. Lo scopo è monitorare l’eventuale insorgenza di sintomi e intercettare tempestivamente nuovi casi.

Ultimo Aggiornamento: 27/10/2020 16:44