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Atlantia tra arresti e conti in rosso, che ne sarà di Aspi?

Pubblicato: 19/11/2020 10:17

Prima della misure cautelari della Guardia di Finanza su ex vertici e attuali manager di Autostrade per l’Italia, la cessione dell’88% di quest’ultima alla cordata formata da Cassa Depositi e Prestiti e il fondo australiano Macquarie sembrava essere ad un passo. Gli arresti hanno però arenato la trattativa, con la revoca delle concessioni autostradali che torna ad essere un’ipotesi attuale.

La scorsa settimana, il Gip del Tribunale di Genova ha disposto tre arresti domiciliari, che hanno coinvolto l’ex Ad Giovanni Castellucci, e tre misure interdittive, con i capi d’imputazione che vanno dall’attentato alla sicurezza dei trasporti alla frode in pubbliche forniture. L’indagine ha preso piede sui problemi riscontrati in termini di sicurezza, ed in particolare, sulle barriere fonoassorbenti montate sull’intera rete autostradale.

Oltre all’ex Castellucci (dimessosi dal gruppo nel settembre 2019 ma per vent’anni uomo di fiducia dei Benetton e nodo tra la holding e la politica), i provvedimenti hanno coinvolto anche Michele Donferri Mitelli e Paolo Berti, rispettivamente ex responsabile manutenzioni e direttore centrale operativo dell’azienda autostradale.

Nell’ordinanza firmata dalla Gip Paola Faggioni, si legge che Castellucci “da amministratore delegato di Aspi era perfettamente al corrente della situazione di problematicità delle barriere fonoassorbenti e costantemente informato sulle decisioni per la gestione delle stesse, che ha pienamente avvallato e sostenuto”.

Inoltre, per i magistrati liguri l’ex Ad avrebbe “da sempre avuto il pieno controllo di Aspi e per molto tempo anche di Atlantia e, nonostante le sue dimissioni dal gruppo, sussiste il pericolo attuale e concreto di inquinamento probatorio e di reiterazione di reati della stesse specie di quelli per cui si procede”.

Ora, è vero che Atlantia, nell’ultima riunione del cda, ha preso le distanze dai comportamenti degli ex manager, esprimendo “profondo sconcerto e totale riprovazione”, ma il rischio politico nella trattativa rimane, anche alla luce di alcune intercettazioni apparse su diversi giornali, con quelle 43 vittime della tragedia del Morandi che rimangono con imbarazzo senza giustizia.

Come quella di Gianni Mion, ex manager di Atlantia ora presidente della holding Edizione Srl e membro del cda di ExilorLuxottica, che lo scorso 2 febbraio affermava: “Le manutenzioni le abbiamo fatte in calare, più passava il tempo meno facevamo … cosi distribuiamo più utili … e Gilberto (Benetton, morto nel 2018) e tutta la famiglia erano contenti”.

“Continua ancora a controllare il processo e sta seminando l’idea che Gilberto non volesse fare la manutenzione”, ancora Mion dopo le dimissioni di Castellucci. “È possibile che questo qua abbia detto due o tre caz…. e lui chissà cosa ha capito. Quello che ci frega è l’ incompetenza di Gilberto, ce lo possiamo dire no?”.

In Borsa, dopo il tonfo di venerdì scorso (-4,8% a 14,175 euro), il titolo sta provando la ripresa verso i 14,8 per azione, ma la sensazione del mercato non pende del tutto verso la conclusione della cessione alla Cassa. Intanto, la capitalizzazione della holding si aggira intorno ai 12,2 miliardi, poco più dei degli 11,7 miliardi valutati per il 100% di Aspi (al lordo dei rischi legali).

Il cda di Atlantia ha, in precedenza, preso tempo sull’ultima offerta di Cdp fissandone la scadenza a fine mese, anche in seno alla questione del prezzo, che si aggira tra gli 8,5 e i 9,5 miliardi di euro per l’88% della società. Lo schema proposto dal governo prevede che Cdp Equity diventi il primo azionista con il 40% della newco, di fatto nazionalizzando le Autostrade, con il 30% ciascuno assegnato al fondo americano Blackstone e a Macquarie.

Un ulteriore nodo, riguarda la posizione del fondo australiano dopo che Atlantia si è inserita nel mercato statunitense rilevando il 100% di Elizabeth River Crossing per 1 miliardo di euro proprio da Macquarie e dalla svedese Skanska.

Aspi e il bilancio in rosso

Oltre alle conseguenze politiche, il bollente dossier Aspi rischia di affossare ancora di più il bilancio della controllante, la quale, nei primi nove mesi di quest’anno ha registrato una perdita di 963 milioni di euro, rispetto all’utile di EUR1,34 miliardi dello stesso periodo 2019. Come affermato dalla stessa Atlantia in una nota, sul dato pesa “una variazione negativa di oltre EUR2,30 miliardi principalmente in relazione alla riduzione di traffico dovuta all’impatto della pandemia”. Tuttavia, il Covid non è il solo responsabile.

autostrade italiane
autostrade italiane (Fonte: Pixabay)

I risultati, aggiunge la holding dei Benetton, “recepiscono inoltre gli impegni assunti da Autostrade per l’Italia come da ultima proposta transattiva formulata al Governo, pari a EUR3,4 miliardi, che includono i EUR700 milioni incrementali recepiti a partire dalla relazione finanziaria semestrale 2020 rispetto ai EUR2,7 miliardi inclusi nella relazione finanziaria annuale 2019”.

E, come se non bastasse, le conseguenze si fanno sentire direttamente anche sul debito di gruppo, pari a EUR38,48 miliardi allo scorso 30 settembre e in aumento di EUR1,76 miliardi rispetto al 31 dicembre 2019, quando il saldo era pari a EUR36,72 miliardi.

Dal canto loro, le Autostrade si trovano con un rosso di 292 milioni di euro, rispetto all’utile rilevato nei primi nove mesi del 2019 pari a 759 milioni, e con ricavi operativi in calo del 26% intorno ai 2,3 miliardi. Il margine operativo lordo di Aspi è 491 milioni di euro, in riduzione di 1.412 miliardi, sul quale pesano 200 milioni “relativi agli impegni assunti con l’invio dell’ultima proposta transattiva formulata al Governo”.

Dal punto di vista finanziario, per Equita SIM un accordo con Cdp eliminerebbe il rischio politico, aiuterebbe il problema del debito, ed assicurerebbe flessibilità finanziaria per “asset rotation” o per supportare Abertis (controllata di Atlantia e multinazionale spagnola che si occupa delle infrastrutture di trasporto), il cui leverage rimane elevato.

Gli analisti, inoltre, avvertono delle conseguenze dell’emergenza sanitaria, che aumenta l’incertezza sul traffico di aeroporti e autostrade. La SIM meneghina mantiene una visione prudente sul titolo con raccomandazione “hold” e prezzo obiettivo fissato a 15,2 euro. Per la francese Societe Generale, invece, il target price scende a 16,5 euro dai precedenti 16,7, con raccomandazione ferma a “hold”.