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Morte Martina Rossi, la rabbia dei genitori: “Descritta come una mangiatrice di uomini”

Pubblicato: 19/01/2021 17:05

Fra pochissimi giorni la Corte di Cassazione si esprimerà in maniera definitiva sul caso della morte di Martina Rossi, la 20enne morta il 3 agosto 2011 dopo essere precipitata dal balcone di un hotel di palma di Maiorca.

Se in primo grado i giudici avevano appoggiato la tesi dei famigliari della ragazza (nonché dell’accusa) secondo la quale la ragazza era caduta dal balcone nell’estremo tentativo di fuggire dal tentativo di stupro messo in atto da due connazionali, la sentenza di appello aveva ribaltato la situazione, parlando di morte giunta al culmine di una crisi di nervi. I genitori di Martina Rossi non hanno comunque mai abbandonato le speranze e continuano a lottare per una sentenza che riabiliti il nome della figlia.

I genitori: “Nostra figlia descritta come mangiatrice di uomini”

A 10 anni dall’enorme dolore della lotta della figlia, i suoi genitori Bruno e Franca non hanno ancora pace. Al di là della mancanza di un verdetto che dia loro le risposte che cercano, hanno sofferto per il ritratto che di Martina è stato fatto durante il processo d’appello. Le loro parole, raccolte da Il Corriere della Sera, sono testimoni di una sofferenza enorme: “La cosa che ci addolora di più è che in quel processo nostra figlia è stata descritta come una pazza mangiatrice di uomini in preda all’alcol e alle droghe, suicida chissà per quale motivo. Non soltanto Martina era sana di mente, non beveva e non si drogava, ma persino le analisi sul suo corpo effettuate dalle autorità spagnole dimostrano che non era ubriaca e che non aveva ingerito sostanze stupefacenti”.

Imputati assolti in appello

Per Alessandro Albertoni e Luca Vanneschi, 28enni di Castiglion Fibocchi e accusati per tentata violenza sessuale, non c’è stata condanna in appello perché, secondo i giudici, “il fatto non sussiste”. Per Stefano Savi, avvocato della famiglia Rossi, le cose erano già partite male con le indagini a Palma di Maiorca, non condotte con la necessaria accuratezza.

Lo scopo processuale della famiglia è semplicemente quello di sapere cosa sia accaduto: “Noi non cerchiamo vendetta e non vogliamo neppure che innocenti finiscano in galera. Chiediamo giustizia e verità. Dieci anni dopo ci devono dire perché è morta Martina, la nostra unica figlia”.

Ultimo Aggiornamento: 19/01/2021 17:06