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Blackout Challenge e Tik Tok: come sono legate alla morte della piccola Antonella

Pubblicato: 23/01/2021 22:09

Il caso della piccola Antonella di Palermo, morta a soli 10 anni a causa di un gioco sui social, ha aperto un vero e proprio vaso di Pandora in merito alla questione rischi sull’uso dei social network da parte dei minori. Antonella non è né la prima né l’unica ad avervi partecipato, ma la sua morte è stata il punto di inizio ad una serie di verifiche e revisioni. Il Garante della Privacy ha annunciato, nella giornata di venerdì, di aver bloccato Tik Tok e aver posto limitazioni laddove l’età del soggetto iscritto non sia verificabile.

Sono tantissimi i più giovani iscritti alla famosa rete, molti hanno meno di 10 anni. Forse anche per questo è stato visto erroneamente come innocuo social per ragazzini, considerato anche che sono tante le sfide che vengono lacciante che mettono a rischio i più giovani.

Che cos’è Tik Tok?

Per i pochi che ancora non ne hanno mai sentito parlare, Tik Tok è un famoso Social Network nato in Cina, dove è noto con il nome di Douyin o musical.y, la sua prima apparizione al mondo del web risale al 2016. Sulla piattaforma si può trovare ogni genere di video, dai balletti, passando per imitazioni, ma non solo; anche video-ricette, lezioni di inglese, moda e make up. Tutti i video possono avere durata tra i 15 e i 60 secondi, e proprio questa peculiarità lo rende unico nel suo genere. Sulla piattaforma molti si lanciano in attività tra le più estrose pur di far si che il proprio video sia visto da più utenti. Ad agosto 2020 sono circa 1milione gli utenti iscritti a Tik Tok in tutto il mondo.

Il social è stato soggetto a diverse controversie, tra le quali, l’accusa da parte di un utente di Reddit e di Anonymous che ne hanno denunciato la pericolosità per i dati dell’utente e la privacy. L’accusa era rivolta al governo cinese, che pareva usare i dati a scopo di spionaggio.

Le challenge su Tik Tok

Le challenge o “sfide” sono molto comuni sul social e vanno dal semplice balletto ad alcune che possono mettere a rischio l’incolumità di chi la pratica. Tra queste, negli ultimi giorni, si è parlato tanto della Blackout Challenge, una sfida che punta a vedere chi riesce a resistere più a lungo in una condizione di asfissia usando una cintura o una sciarpa per strangolarsi.

L’ipotesi che la piccola Antonella di Palermo sia rimasta vittima di questo gioco è altissima, per questo la decisione presa dal Garante della Privacy di limitare l’accesso al social ove non è possibile risalire all’età effettiva dell’iscritto. Su Tik Tok in Italia ci si può iscrivere a partire dall’età di 14 anni, ma non c’è nessun controllo su tutti coloro che ne dichiarano di più. Infatti l’età media degli iscritti in Italia varia tra gli 8 e i 15 anni.

Il terribile sondaggio

Secondo i dati raccolti da Skuola. Net, 1 ragazzo su 6 conosce la pericolosissima sfida, con una percentuale che si aggira intorno 31% di coloro che l’hanno scoperta sul web e il 25% di chi invece l’ha scoperta guardando foto e video, infine il 17% la conosce grazie al sempre caro passaparola. Il dato si fa ancora più preoccupante quando si legge che il 18% l’ha provata almeno una volta ovvero un ragazzino su 5 e 1 su 3 ha affermato di essere arrivato al punto limite.

Nel sondaggio, fatto su un campione di 1’500 ragazzi, sono emerse anche le motivazioni più assurde che hanno spinto questi a provare la sfida: non solo la crescita di followers, anche la noia e il cercare forme estreme di divertimento, incoscienza e la possibilità di saltare un giorno di scuola. Nel sondaggio, circa il 21% ha affermato di non sapere perché ha deciso di partecipare.

La Blackout Challenge non si trova

Non c’è traccia sui social della Blackout Challenge né sotto questo nome né sotto altri che possano richiamarla. Per questo non c’è l’ufficialità che la morte della piccola di Palermo sia connessa a questo, anche se ritenuto fortemente probabile. C’è però un precedente nella storia di Tik Tok, in cui determinati video sono stati cancellati.

Non è neanche la prima volta che giochi che si rivelino poi letali per i più giovani emergono dai social, basti ricordare la Blue Whale Challenge o Jonathan Galindo. Cambiando l’ordine degli addendi il risultato non cambia e i neuropsichiatri infantili continuano a ribadire l’importanza di un utilizzo consapevole e accompagnato dei social. Non lasciare i più vulnerabili soli resta il consiglio principale da seguire.

Il tragico episodio di Palermo ha riportato alla luce l’annosa questione i social sono pericolosi o lo è l’uso incosapevole? Tutto sta alla sensibilità di chi li usa e a come viene gestito l’approccio ad essi. Da quando sono entrati a far parte della nostra vita non è facile farne a meno, 20 anni fa si facevano discorsi simili per i videogiochi, il fulcro sta nella consapevolezza di chi guarda e agisce.

Ultimo Aggiornamento: 23/01/2021 22:21