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Draghi, le riforme necessarie: il “debito buono”, i giovani e l’Europa

Pubblicato: 03/02/2021 21:24

Mario Draghi è la figura di “alto profilo” individuata da Sergio Mattarella per supplire alle mancanze della classe politica, incapace di risolvere una crisi di governo che potrebbe costare il futuro all’Italia, come dichiarato dal presidente della Repubblica. L’ex governatore della Bce è chiamato a traghettare il Paese oltre la crisi sanitaria e attraverso la crisi economica.

Questo in caso i partiti diano l’ok al governo Draghi, non scontato viste le resistenze di alcuni, come il Movimento 5 Stelle. Mario Draghi, nel corso del precedente anno, aveva già esposto la sua road map per fronteggiare l’emergenza creata dal coronavirus, ponendo alcuni punti fondamentali per la sopravvivenza del Paese e dell’Europa.

Draghi: cosa possiamo aspettarci

Da alcuni visto come il salvatore, da altri come il tecnocrate dei “poteri forti”, Mario Draghi è sicuramente un decisionista, a cui va il merito di aver salvato per ben 2 volte l’Eurozona dalla crisi del debito sovrano. Il banchiere non è incardinato a una precisa scuola di politica economica, ma adatta la sua azione al cambiare delle circostanze, come ha dichiarato al Meeting 2020 di Comunione e Liberazione dello scorso agosto, citando il grande economista John Maynard Keynes.

Sussidi ma con investimenti sui giovani

All’incontro di CL, Draghi ha potuto offrire il suo punto di vista sulle azioni intraprese dal governo fino a quel momento. Non una bocciatura tout court, specialmente per quanto riguarda l’erogazione dei sussidi a sostegno di famiglie e imprese. Nel contesto di un crollo dei consumi e dell’occupazione, “i sussidi che vengono ovunque distribuiti sono una prima forma di vicinanza della società a coloro che sono più colpiti“, ha dichiarato, “I sussidi servono a sopravvivere, a ripartire. Ai giovani bisogna però dare di più“.

Le nuove generazioni, e soprattutto la capacità di fornire loro possibilità occupazionale tramite l’educazione, sono centrali. Per Draghi c’è una “ragione morale” per spingere verso l’investimento sui giovani: “Il debito della pandemia è senza precedenti e dovrà essere ripagato principalmente da coloro che sono oggi giovani. È nostro dovere far sì che abbiano tutti gli strumenti per farlo“. Il banchiere individua un “egoismo collettivo” come ragione per cui le risorse destinate ad assicurare un futuro alle nuove generazioni sono stornate verso misure con un più certo ritorno politico. “Privare un giovane del futuro è una delle forme più gravi di disuguaglianza“, ha dichiarato Draghi.

Il reddito di cittadinanza

Non rientrerebbe nei sussidi spesi male il reddito di cittadinanza, che in un editoriale al Financial Times viene definito una misura utile a “garantire liquidità“. Draghi però fa un passo avanti: “La questione chiave non è se ma come lo Stato debba mettere a frutto il suo bilancio. La priorità non deve essere solo fornire un reddito di base per coloro che hanno perso il lavoro. Dobbiamo innanzitutto proteggere le persone dal perdere il lavoro“.

Il “debito buono”

L’ex governatore della Bce si riferisce in questo senso a un certo modo di fare debito che, benché necessario in una congiuntura economica e sociale critica, non deve essere privo di visione. “Questo debito sarà sostenibile se utilizzato a fini produttivi, ad esempio: investimenti nel capitale umano, nelle infrastrutture cruciali per la produzione, nella ricerca e altri impieghi. Se cioè è quello che noi percepiamo come ‘debito buono“, ha spiegato al Meeting di CL.

Il giudizio sull’azione del governo

Su questa linea Draghi analizza le misure prese dai governi europei per contrastare le ricadute economiche della pandemia, che paragona agli anni del conflitto mondiale.

I governi sono intervenuti con misure eccezionali a sostegno dell’occupazione e del reddito, il pagamento delle imposte è stato sospeso o differito. Il settore bancario è stato mobilizzato affinché continuasse a fornire il credito a imprese e famiglie“, commenta. Nonostante la crescita spropositata di deficit e debito pubblico, e delle “singole agende nazionali, la direzione della risposta è stata corretta“.

“Riformare l’esistente”

Secondo Mario Draghi una cruciale decisione è stata la sospensione delle “vecchie” regole europee, come il Patto di Stabilità. “L’inadeguatezza di alcuni di questi assetti era divenuta da lungo tempo evidente” ma, sottolinea, questa critica giustificata è stata usata dai populisti per criticare tutto “l’ordine esistente“. Una strada molto distante da quella di Draghi, che punta sul multilateralismo e l’integrazione europea per superare la destabilizzazione della crisi pandemica.

Giuseppe Conte a colloquio con Draghi: il “no” dell’ex premier

L’Europa e il multilateralismo

L’ex governatore ritiene che in questo momento di profonda incertezza “dobbiamo pensare a riformare l’esistente senza abbandonare i principi generali che ci hanno guidato in questi anni“. Principale tra questi “l’adesione all’Europa, con le sue regole di responsabilità ma anche di interdipendenza comune e di solidarietà” e “il multilateralismo con l’adesione a un ordine giuridico mondiale“.

Il multilateralismo, entrato in crisi già con il crollo finanziario dei primi anni 2000, è stato messo in discussione secondo Draghi dagli stessi Paesi che ne avevano maggiormente beneficiato. “Mai però dall’Europa, e non è un caso“, spiega, “perché l’Europa ha un proprio ordinamento di protezione sociale che in questi anni aveva attenuato, probabilmente in maniera insufficiente, ma meglio che nel resto del mondo, alcune delle conseguenze più severe e più ingiuste della globalizzazione“.

Intervento di Mario Draghi al Parlamento europeo. A sinistra Roberto Gualtieri
Intervento di Mario Draghi al Parlamento europeo. A sinistra Roberto Gualtieri

La priorità della crisi climatica

Questo attacco alla concertazione multilaterale si evidenzia nel fallimento degli accordi sul clima, che per Draghi è un argomento chiave. “Una vera ripresa dei consumi e degli investimenti“, spiega, si avrà “soltanto con il dissolversi dell’incertezza e con politiche economiche che siano allo stesso tempo efficaci e credibili perché sostenibili sul lungo periodo“. Una condizione necessaria per rispondere ai cambiamenti delle società, che richiede oggi una risposta, specialmente del sistema sanitario, alle catastrofi che ci minacciano.

La protezione dell’ambiente, con la riconversione delle nostre industrie e dei nostri stili di vita è considerata dal 75% delle persone nei 16 maggiori Paesi al primo posto della risposta dei governi“, spiega Draghi. Il “disastro sanitario del coronavirus“, continua, “è in un certo senso anche un disastro ecologico“.

Ultimo Aggiornamento: 04/02/2021 12:18