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E rimetti a noi i nostri debiti

Pubblicato: 22/03/2021 10:03

Se ne parla sottovoce tra operatori di settore e tra accademici sostenitori dell’ “inflazione buona”. Ma adesso anche Mark Dowding di Blue Bay esce allo scoperto e in una recente intervista dichiara che la cancellazione parziale del debito pubblico non deve essere un tabù, date le circostanze eccezionali che stiamo attraversando.

La pandemia ha imposto a tutto il mondo misure mai viste prima di contenimento e di restrizioni sociali che si sono tradotte in un forte freno all’economia e ai consumi. I governi lungimiranti, pensando al dopo Covid, hanno intanto varato fin da ora misure straordinarie per il rilancio, finalizzate in gran parte alla transizione ecologica e alla digitalizzazione. Si tratta di somme che non hanno confronti nemmeno con quelle stanziate poco più di 10 anni fa per aiutare i mercati a risollevarsi dopo la crisi finanziaria del 2008.

Chi pagherà per questa ondata di stimoli?

Forse nessuno, se si seguirà la strada indicata fra gli altri da Mark Dowding, CIO di Blue Bay. Quando la situazione si normalizzerà non ci saranno ulteriori acquisti di titoli di stato da parte delle banche centrali, per lo meno non oltre la usuale quota di finanziamento della spesa pubblica in “tempi normali”. E non ci sarà – sempre secondo Dowding – nemmeno la necessità di risistemare il bilancio delle Banche Centrali ricollocando sul mercato i titoli acquistati. Questi bond governativi potranno rimanere nel bilancio delle Banche Centrali, che potranno “dimenticarsene”, conseguendo di fatto la cancellazione del debito.

La forma tecnica cui fare ricorso potrebbe essere la distruzione (cancellazione) dei bond, così come del resto si fa con le azioni durante le fasi di buy back. O potrebbe essere la conversione in obbligazioni perpetue con cedola 0%. O potrebbe ancora essere semplicemente la detenzione all’infinito, con il rifinanziamento ad ogni scadenza.

In questo modo si andrebbe a modificare profondamente il modo in cui si intende il debito sovrano e ci si incamminerebbe sulla strada che il Giappone ha imboccato per primo da molti anni. Nel paese del Sol levante il rapporto debito pubblico/PIL ha infatti superato il 300%, ma è la Banca Centrale (BOJ) a detenere tutti i titoli governativi. Se analogo calcolo venisse fatto qui da noi, avremmo un vero rivolgimento delle considerazioni sul debito pubblico, perché l’Italia si troverebbe ad avere un rapporto debito/PIL pari a circa la metà di quello attuale.

La questione veramente importante è che molti ritengono (e anche chi scrive) che l’ultima delle cose utili post Covid sarà l’austerità unita al rigore di bilancio. Abbiamo vissuto una crisi mai successa, una pandemia, e abbiamo dovuto mettere in pista provvedimenti straordinari e investire molto capitale per affrontarla. Nel ”dopo” non avremo bisogno di un’azione di “helicopter money”, non dovremo dare soldi a pioggia alle persone, basterà non portarglieli via! Quindi no a politiche fiscali restrittive, no a nuove tasse, no a tagli della spesa. Sì invece a una cancellazione/riduzione del debito pubblico per la parte detenuta dalle banche centrali.

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Salvadanaio con banconote (fonte: Pixabay)

La situazione in Europa

Questo in Europa si scontra con la visione dei “Paesi Frugali” che diffidano delle “Cicale del Sud”, ma sarebbe comunque possibile garantire un beneficio proporzionale a ciascuno dei Paesi aderenti, con un approccio basato sul criterio “capital key” (le percentuali di azioni del capitale BCE detenute dalle singole banche centrali nazionali).

Di fatto è lo stesso criterio di proporzionalità già usato dalla BCE per comprare le obbligazioni emesse dai singoli stati. Ad oggi in UE esistono difficoltà formalmente insormontabili, per via dei trattati istitutivi che non consentono il finanziamento monetario diretto (anche se poi con gli acquisti sul secondario di fatto lo si attua senza problemi). E’ chiaro però a tutti gli uomini di buona volontà e a tutte le persone ragionevoli che viviamo tempi senza precedenti che richiedono coraggio e soluzioni innovative. Già i tassi negativi sono qualcosa di impensabile venti anni fa quando la BCE è stata fondata ed oggi più che mai dobbiamo essere in grado di declinare tutte le forme immaginabili di politica espansiva.

Sembra un’ eccesso di lungimiranza pensare adesso al dopo Covid, ma non è così. Il ritmo sostenuto delle campagne di vaccinazione e il proliferare di nuovi vaccini ritenuti validi dall’OMS, potrebbe portare ad un ridimensionamento della pandemia in tempi più rapidi del previsto e quindi alla necessità di affrontare il tema della ripartenza economica entro pochi mesi. Negli Stati Uniti si parla di tornare a livelli di massima occupazione già entro la fine dell’anno. Sarebbe bene che anche in Europa non ci facessimo trovare impreparati.

Ultimo Aggiornamento: 24/03/2021 12:00