La strage della funivia Stresa-Mottarone ha spezzato almeno cinque famiglie, con i parenti delle vittime che ora cercano di trovare un senso a questa tragedia. Quanto emerge dagli interrogatori delle tre persone fermate per il disastro di Stresa non fa che aggiungere ulteriore sconcerto alla vicenda, con la Procura di Verbania che spiega come dietro quel sabotaggio del sistema dei freni di emergenza ci fosse piena consapevolezza. Lo zio di Mattia, il bambino di 5 anni morto nell’incidente della funivia insieme al padre e alla compagna, sfoga il suo dolore e lancia precise accuse.
Lo zio di Mattia rompe il silenzio sulla strage del Mottarone
Corrado Guzzetti, zio di Mattia, il figlio di Vittorio Zurloni morto nell’incidente della funivia Stresa-Mottarone insieme al padre e alla compagna Elisabetta Persanini, si sfoga con l’ANSA. “Ci hanno detto che si sarebbero fatti i funerali di Stato e che avrebbero pensato a tutto loro, poi si sono rimangiati tutto, negandosi al telefono“, dichiara, “Sono amareggiato per me e per i miei nipoti e voglio smascherare a nome di tutte le vittime queste promesse da marinaio fatte dalla politica“.
Guzzetti difende la nipote, Angelica, sorella di Mattia e unica sopravvissuta della famiglia di Vedano Olona, provincia di Varese. “Dopo aver avuto i suoi genitori ammazzati proprio per un discorso di maledetti soldi, prima ci dicono che penseranno ai funerali e poi se lo rimangiano“, spiega, “Dove sono gli aiuti? Delle belle parole dette per tenerci buoni non ce ne facciamo niente“.
“Fa schifo pensare che siano morti per soldi”
Lo zio di Mattia continua dichiarando che “l’unica vicinanza sincera è stata quella dell’Arma dei Carabinieri, soprattutto di Stresa e Verbania. Il resto è la solita politica scaricabarile“.
“Fa schifo pensare che siano morti per i soldi, sempre i soldi stanno dietro a tutto“, conclude l’uomo.
Le indagini sulla tragedia della funivia Stresa-Mottarone
Proprio oggi Olimpia Bossi, procuratrice di Verbania, ha confermato in conferenza stampa che dietro la manomissione dei freni d’emergenza ci sia stata una volontà precisa. Il forchettone è stato inserito per bloccare il sistema che avrebbe avuto dei malfunzionamenti, che avrebbero richiesto una manutenzione dell’impianto e quindi la chiusura della funivia.
Le indagini proseguono, nel frattempo le tre persone indagate per disastro colposo e omicidio plurimo si trovano in carcere in attesa della convalida del fermo.