Vai al contenuto

Assessore “sceriffo” di Voghera spara e uccide un 39enne, spunta il testimone: “Ha preso la mira”

Pubblicato: 24/07/2021 11:03

Continuano le indagini sulla morte di Youns El Boussettaoui, immigrato di origine marocchina deceduto a seguito di una lite con l’assessore alla sicurezza di Voghera Massimo Adriatici. Il colpo sparato dalla calibro 22 in possesso con regolare porto d’armi dall’assessore leghista si è rivelato fatale per l’uomo, ma le dinamiche del momento dello sparo sono ancora da chiarire.

Oggi è attesa la decisione del gip sulla convalida degli arresti domiciliari. Sempre sabato pomeriggio, in piazza Meardi, si svolgerà una manifestazione promossa dalla sorella della vittima e dalle associazioni del territorio per chiedere giustizia.

L’assessore di Voghera “non ricorda il momento dello sparo”: attesa la decisione del gip

Ieri Massimo Adriatici ha risposto alle domande su quanto accaduto martedì scorso davanti il bar al centro di Voghera durante l’interrogatorio di garanzia, dichiarando di non ricordare il momento esatto dello sparo. Il 47enne assessore alla sicurezza è agli arresti domiciliari per eccesso colposo di legittima difesa, capo d’accusa su cui oggi si pronuncerà la gip di Pavia Maria Cristina Lapi.

La difesa di Adriatici sostiene che l’assessore, dopo essere stato vittima di “una violenza improvvisa e inaudita“, sarebbe caduto a terra, momento in cui sarebbe partito il colpo di pistola calibro 22. L’assessore non ricorderebbe esattamente il momento in cui è partito il colpo, essendo in stato di confusione dopo la caduta.

Il testimone: “Ha preso la mira”

Al vaglio degli inquirenti ci sono vari elementi, che andranno ad arricchire il fascicolo sulla morte di Youns El Boussettaoui, 39enne marocchino pluripregiudicato con problemi mentali. Ci sarebbero due testimoni che hanno assistito al diverbio, e che confermano la dinamica prima dello sparo, i video della videosorveglianza, che non avrebbero però ripreso il momento esatto della sparatoria.

Sono attesi inoltre i risultati degli esami autoptico e balistico, quest’ultimo per chiarire se la versione dell’assessore di Voghera, che il colpo sia partito accidentalmente dopo la caduta, sia esatta. A questo proposito, uno dei testimoni avrebbe esposto un quadro diverso: “Ha preso la mira, ha sparato a sangue freddo“, sarebbe stata la sua dichiarazione.

L’assessore “sceriffo” di Voghera: le segnalazioni delle forze dell’ordine

Si indaga anche sul comportamento abituale di Massimo Adriatici, i cui legali rifiutano decisamente l’etichetta di “sceriffo” con cui era noto. Si tratterebbe di “una leggenda metropolitana“, ma le versioni dei cittadini e delle stesse forze dell’ordine di Voghera farebbero intendere una “mania” per la sicurezza dell’assessore.

Secondo Il Corriere della Sera, Adriatici pretendeva di svolgere il lavoro di carabinieri e poliziotti, e di insegnarlo a loro, con i vertici che avrebbero segnalato anche alla sindaca Laura Garlaschelli i pericoli delle iniziative dell’assessore. Ronde a Voghera, lotta contro i clochard e quell’abitudine di girare armato per garantire la “tranquillità” della cittadina sentendosi un “tutore dell’ordine”.

La morte di El Boussettaoui: Adriatici non avrebbe chiamato i soccorsi

Una tendenza a identificarsi come il protettore di Voghera che ha avuto il culmine nell’intervento al bar Ligure, dove El Boussettaoui stava importunando i clienti per poi aggredire lo stesso assessore. Dopo lo sparo, Adriatici non avrebbe chiamato i soccorsi, ma avrebbe composto direttamente il numero del commissariato, tanto che sul luogo sarebbe arrivata una volante ma non il 112.