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Laila El Harim morta sul lavoro a Modena: nell’inchiesta un altro indagato, la scoperta nel telefono della donna

Pubblicato: 06/08/2021 16:44

Spunta un secondo indagato nell’inchiesta sulla morte di Laila El Harim, l’operaia 40enne rimasta uccisa da un macchinario sul lavoro a Camposanto (Modena). L’ipotesi di reato è omicidio colposo e, mentre le indagini proseguono per chiarire ogni punto del caso, emerge anche una scoperta che sarebbe stata fatta nel telefono della donna e che potrebbe aprire a un tessuto di ulteriori elementi degni di interesse investigativo.

Laila El Harim morta sul lavoro a Modena: c’è un secondo indagato

C’è un secondo indagato, secondo quanto riportato dall’Ansa, nell’ambito dell’inchiesta aperta dalla Procura di Modena per la morte di Laila El Harim, operaia di 40 anni deceduta all’interno dell’azienda Bombonette” di Camposanto, operante nel settore della produzione packaging. La donna sarebbe stata trascinata e schiacciata da una fustellatrice, un macchinario usato per sagomare materiali da imballaggio. Dopo l’iscrizione del legale rappresentante dell’azienda, nel registro degli indagati – a fascicolo l’ipotesi di omicidio colposo – sarebbe stato inserito anche il nipote dello stesso, delegato alla sicurezza all’interno della fabbrica.

Laila El Harim avrebbe compiuto 41 anni ad agosto, e lascia un compagno e una figlia piccola. “C’è una cosa in particolare che sta a cuore a tutti noi, a me certamente e più di ogni altra cosa: bisogna fare qualcosa poter migliorare una situazione inaccettabile sul piano della sicurezza sul lavoro. Rivolgo un pensiero commosso e affettuoso a tutti coloro che volevano bene a Laila El Harim. Due mesi fa era Luana D’Orazio e così via, ogni giorno. È stato fatto molto, ma occorre fare molto di più“. Questo il commento del premier Mario Draghi sulla tragedia della mamma morta nel Modenese.

Laila El Harim morta sul lavoro a Modena: la scoperta nel telefono della donna

La Procura di Modena avrebbe disposto il sequestro del telefono cellulare della 40enne, con cui la stessa avrebbe scattato alcune fotografie al macchinario che poi l’avrebbe uccisa. Si tratterebbe di immagini salvate nella memoria del dispositivo a documentare presunti malfunzionamenti della fustellatrice. Stando a quanto riportato da Repubblica, la donna avrebbe parlato della questione, in varie occasioni, con il compagno.

Se ne lamentava spesso – avrebbe dichiarato l’uomo al quotidiano –. Diceva che la fustellatrice si bloccava, che non andava. E spesso dovevano intervenire gli elettricisti“. Il sospetto è che si trattasse di una situazione nota in azienda, con presunte segnalazioni di frequenti blocchi alla macchina e conseguenti scatti effettuati per spiegare a tecnici e superiori i problemi riscontrati in sede di produzione.