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Castrazione chimica per gli stupratori seriali in Pakistan: via libera alla legge, prevista anche pena di morte

Pubblicato: 18/11/2021 23:30

Il Pakistan ha varato una nuova legge per contrastare i drammatici numeri sui reati sessuali nel Paese: d’ora in poi verranno istituite speciali corti per accelerare i processi su stupri e per i condannati sarà prevista la castrazione chimica ma anche la pena di morte in caso di violenze sessuali di gruppo. Contro la legge si è espressa Amnesty International.

Pakistan, nuova legge per castrazione chimica e pena di morte per gli stupratori

Il Pakistan prova ad arginare l’ondata di protesta per la disastrosa situazione sui reati sessuali nel Paese: l’Assemblea Nazionale di Islamabad ha approvato una nuova legge che fa seguito al decreto del dicembre 2020, prima misura contro le violenze contro donne e bambini in Pakistan. Secondo quanto riporta la CNN, è stato dato il via libera alla formazione di corti speciali che si occupino di accelerare i processi e occuparsene nel più breve tempo possibile, preferibilmente entro 4 mesi. La nuova legge prevede inoltre l’utilizzo della castrazione chimica contro gli stupratori seriali – misura tutt’ora in vigore in molti paesi del mondo, dalla Polonia alla Corea della Sud e alcuni Stati degli USA.

Non solo: secondo quanto riportato infatti sono previste pene più severe per coloro che verranno trovati colpevoli di violenze sessuali di gruppo; si parla infatti di ergastoli o pena di morte. La vicenda non ha lasciato indifferente Amnesty International, l’organizzazione internazionale che lotta contro le ingiustizie e in difesa dei diritti umani nel mondo.

Castrazione chimica in Pakistan, dura reazione di Amnesty International

Nonostante, secondo quanto riportato dalle fonti estere, in Pakistan siano meno del 3% i reati sessuali che finiscono con una condanna, Amnesty International non ritiene la nuova legge che prevede la castrazione sessuale una soluzione ottimale al problema. Dal sito ufficiale, si legge il seguente comunicato rilasciato dalla referente per il Sud Asia Rimmel Mohydin: “Questa crudele e inumana legge non solo solo viola gli obblighi legali internazionali e costituzionali del Pakistan, ma non fa niente per scoraggiare la violenza sessuale“.

Prosegue poi: “Invece di incrementare le pene, le autorità dovrebbero occuparsi del problema radicalo nel sistema giudiziario criminale che nega la giustizia alle vittime. La castrazione chimica non risolverà il problema deficitario delle forze di polizia o l’inadeguatezza nella formazione degli investigatori“.