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Suicidio assistito, Marco Cappato commenta la Camera semivuota per il suicidio assistito

Pubblicato: 14/12/2021 08:42

È iniziata la discussione generale alla Camera sul testo della legge che vorrebbe introdurre il suicidio assistito. Appena qualche giorno fa si festeggiava la validazione delle firme raccolte per il referendum sull’eutanasia, l’approvazione del testo sul Fine Vita da parte delle commissioni Giustizia e Affari sociali della Camera avvenuto nelle stesse ore lasciava scettici i promotori della legge. A tenere banco ora è l’immagine dell’Aula di Montecitorio semivuota ieri in occasione dell’inizio della discussione.

Cappato e la Camera vuota per discutere del suicidio assistito

Marco Cappato, tesoriere dell’associazione Coscioni, ha commentato proprio l’immagine della Camera semivuota. L’impressione è “Che questo non fosse un dibattito legato a una reale volontà di decidere in tempi brevi. Come se la stragrande maggioranza dei parlamentari la considerasse una discussione puramente interlocutoria, sapendo già che verrà rinviata al prossimo anno“, spiega Cappato sulle pagine de La Stampa. Poi ragione sulle tempistiche dell’arrivo alla Camera: “Ho visto una fretta improvvisa in tutte le forze politiche, dopo anni di inazione, dopo che abbiamo raccolto le firme per il referendum sull’eutanasia. Sembra si voglia dare un segnale alla Corte costituzionale, chiamata a decidere a breve sull’ammissibilità del quesito referendario“.

I problemi del testo sul Fine Vita

Cappato ricorda anche che il suicidio assistito è “già un diritto garantito dalla sentenza della Consulta del 2019“, la legge dovrebbe quindi andare a rafforzarla, ma ci sarebbero nuovi problemi. Questa “doveva stabilire una procedura per accedere al suicidio assistito con dei tempi certi, ma questi tempi non ci sono“. Necessario è quindi ricordare il caso di Mario, il paziente tetraplegico marchigiano a cui è stato riconosciuto il diritto al suicidio assistito, ma che attende ormai da settimane l’osservanza della sentenza da parte dell’azienda sanitaria delle Marche.

Ma non è l’unico problema: “La Corte è partita dal caso di Fabo, che era tenuto in vita da trattamenti di sostegno vitali. Ma come ha stabilito anche il comitato di bioetica, è discriminatorio escludere dal diritto a morire i malati che non hanno bisogno di trattamenti di sostegno vitali, ma che sono costretti a una sofferenza insopportabile. C’è l’occasione per eliminare questa discriminazione, ma se la legge resta nel recinto di quello che è già legale e anzi aggiunge dei paletti in più. Deve essere emendata“.

Anche la pagina Instagram ufficiale di Liberi Fino Alla Fine chiarisce che: “Stando alla attuale formulazione, per poter richiedere il suicidio assistito bisogna essere affetti da “una patologia irreversibile o a prognosi infausta che cagioni sofferenze fisiche e psicologiche che trova assolutamente intollerabili”, nonché “essere tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale” ed aver esplicitamente rifiutato le cure palliative” che sono “condizioni più restrittive di quelle stabilite nella sentenza della Corte Costituzionale“. E “Non viene però stabilita alcuna tempistica certa per questo processo, rischiando così nuovi casi come quello di Mario, che a 15 mesi dalla richiesta di suicidio assistito è ancora ostaggio della burocrazia“.

Ultimo Aggiornamento: 14/12/2021 08:45