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Sara Pedri, nel giallo della ginecologa scomparsa un messaggio sinistro: “Sono un morto che cammina”

Pubblicato: 05/01/2022 09:40

Sono un morto che cammina, questa volta non ce la farò“. Così Sara Pedri, la ginecologa forlivese di 31 anni scomparsa il 4 marzo dello scorso anno e non ancora ritrovata, avrebbe scritto in uno dei suoi ultimi messaggi prima che la sua storia diventasse un giallo. Sarebbe questo uno dei passaggi della consulenza tecnica di parte redatta dalla psicologa Gabriella Marano e depositata in Procura dal legale della madre della giovane, l’avvocato Nicodemo Gentile.

Sara Pedri ginecologa scomparsa a Trento: il messaggio inquietante all’alba del giallo

Il messaggio, riportato tra le 119 pagine della consulenza della psicologa Gabriella Marano – incaricata dalla famiglia di ricostruire il profilo psicologico di Sara Pedri – sarebbe uno degli ultimi pensieri della ginecologa 31enne prima della sua scomparsa. Sarebbe contenuto, riportano Ansa e Chi l’ha visto?, in uno dei passaggi del documento di parte depositato in Procura dall’avvocato Nicodemo Gentile, legale della madre della giovane, il 28 dicembre scorso.

Nello spettro del giallo, le indagini avviate sulla presunta trama di maltrattamenti e pressioni che Sara Pedri, come altri operatori del reparto di Ostetricia e Ginecologia dell’ospedale “Santa Chiara” di Trento in cui operava, si ipotizza abbia subito fino ad esserne esasperata. “Sono un morto che cammina, questa volta non ce la farò”, avrebbe scritto la 31enne all’alba della sparizione.

Sara Pedri: la consulenza sul profilo della giovane ginecologa scomparsa

Secondo la consulenza depositata in Procura su incarico della famiglia, riferisce ancora l’agenzia di stampa che ne riporta alcuni passaggi, Sara Pedri sarebbe stata “vittima di mobbing, nella sua variante del quick mobbing“, cioè di “comportamenti vessatori frequenti e costanti, posti in essere con lo scopo (quand’anche inconsapevole) e l’effetto di violare la sua dignità di donna e lavoratrice, e di creare, intorno a lei, un clima intimidatorio, ostile, degradante, umiliante ed offensivo, che ha minato, data l’eccezionalità e la violenza della portata, il suo equilibrio in poco più di 3 mesi, generando in lei un vero e proprio disturbo“. Quest’ultimo, indicato come di tipo post traumatico da stress, avrebbe prodotto sintomi “ricorrenti” e “riconducibili anche al criterio della depersonalizzazione“.

Sempre secondo il documento riportato, la ginecologa poi scomparsa si sarebbe trovata in una condizione paragonabile a quella di “un agnello in mezzo ai lupi“. La situazione sul posto di lavoro sarebbe stata così pesante per lei, avrebbe sottolineato la consulente di parte, al punto da indurla a vivere un dolore “intollerabile, insopportabile, inaccettabile. Tanto che la morte è diventata per lei sollievo e serenità”. Seguendo questa ricostruzione, l’ipotesi del suicidio apparirebbe dominante.

Il racconto della sorella di Sara Pedri e di una ex collega

Ai microfoni di Chi l’ha visto?, la sorella di Sara Pedri aveva aggiunto un altro dettaglio al quadro di elementi che compongono il dramma: “Ha cominciato ad avere un’involuzione, a sentirsi insicura, diceva sempre Mi sento terrorizzata’. Diceva che lì bisognava stare zitti, guai a chi si lamentava perché chi si lamentava non poteva durare molto. Tutte dicevano la stessa cosa“.

A rafforzare questo inquietante mosaico, alcune testimonianze di ex dipendenti tra cui quella di una ex collega che, alla trasmissione di Federica Sciarelli, aveva restituito un’istantanea dai contorni sinistri: “Ogni volta che andavo a lavorare, pregavo Dio di fare un incidente, rompermi le gambe o restare paralizzata per rimanere a casa per sempre (…). Non puoi portare il tuo dipendente a questo livello, ti fanno lavorare per tre, ti ammazzano di lavoro, e quando ti ammali ti mandano in disciplinare perché ti sei permessa di metterti in malattia, fino a farti fuori“.

Ultimo Aggiornamento: 05/01/2022 09:48