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Referendum eutanasia, per la Corte è inammissibile: “Brutta notizia per la democrazia”. Le reazioni

Pubblicato: 15/02/2022 21:32

Nei momenti successivi al pronunciamento della Corte Costituzionale sul primo degli 8 quesiti referendari proposti, quello sull’eutanasia legale, arrivano le prime reazioni: di delusione, per chi da anni porta avanti una battaglia di civiltà e salvaguardia della qualità della vita e della morte di chi soffre, ma filtra anche la volontà di non arrendersi e andare avanti. Oltre all’associazione Luca Coscioni, hanno parlato anche Mina Welby e politici come Letta e Conte.

La Corte reputa inammissibile il referendum sull’eutanasia: le reazioni alla sentenza

Non sono bastate le oltre 1.2 milioni di firme raccolte: per la Corte il referendum sull’eutanasia è inammissibile perché “non sarebbe preservata la tutela minima costituzionalmente necessaria della vita umana“. L’intento portato avanti dall’associazione Luca Coscioni e la campagna Eutanasia Legale era modificare l’articolo 579 e considerare omicidio del consenziente solo i casi in cui la “buona morte” viene inflitta a minori, incapaci di intendere e volere o minacciati. Si è tentato di dare seguito alla sentenza del 2019 che ha aperto la strada al suicidio medicalmente assistito, ma il pronunciamento di oggi ferma tutto.

Per Marco Cappato, attivista e uomo simbolo della battaglia per l’eutanasia, si tratta di “una brutta notizia per la democrazia nel nostro paese, sarebbe stata un occasione di confronto per la società italiana“. A pagare di più, come sempre, sono ancora le persone che dovranno soffrire più a lungo contro la propria volontà. Cappato però annuncia che la battaglia non si ferma, si tenteranno altre strade: “Disobbedienze civili, ricorsi, elezioni. Ogni strumento sarà utile per arrivare a un diritto umano e civile che deve essere conquistato nel nostro Paese“.

Il no al referendum sull’eutanasia scatena le polemiche: ora tocca alla politica

Dalla pagina Instagram della campagna per l’eutanasia legale, si legge: “La cancellazione dello strumento referendario da parte della Corte costituzionale renderà il cammino più lungo e tortuoso, e per molte persone ciò significherà un carico aggiuntivo di sofferenza e violenza, in un letto di ospedale o in un carcere. Ma la strada è segnata“. L’associazione Luca Coscioni si dice pronta alla disobbedienza civile, per puntare “dal corpo delle persone al cuore della politica“.

Proprio la politica ha iniziato a farsi sentire nei minuti successivi alla decisione della Corte. Riccardo Magi, presidente di +Europa, attacca: “Inammissibile è lasciare le persone in un dolore senza fine. Alla luce di questa decisione della Corte dovrebbero apparire ancora più evidenti le mancanze della legge che in Parlamento aspetta di vedere l’inizio del voto sugli emendamenti“. La discussione sul fine vita, si apprende in questi minuti, riprenderà giovedì alla Camera dopo l’ennesimo stop. Per Enrico Letta, “La bocciatura […] deve ora spingere il Parlamento ad approvare la legge sul suicidio assistito“. Giuseppe Conte, invece, ha detto che “la grande partecipazione che c’è stata nella raccolta firma […] impone all’intero Parlamento di discutere con noi del nostro progetto che è in discussione“.

Una stilettata al cuore“: Mina Welby sul no al referendum per l’eutanasia

A essere colpite più duramente dalla decisione della Consulta sono anche le persone che hanno vissuto da vicino il dolore e la sofferenza causate da un’esistenza che non ricorda più una vita. Persone come Mina Welby, , co-presidente dell’associazione Luca Coscioni e moglie di Piergiorgio Welby. All’Adnkronos, ha detto: “Non me lo aspettavo. Dalla Corte costituzionale mi è arrivata una stilettata al cuore. Sono senza parole e molto triste“. E ancora: “Voglio far pressione sui parlamentari perché la legge su cui stanno lavorando diventi una buona legge, che includa tutte le persone che ne avranno bisogno“.

Maria Antonietta Farina Coscioni, presidente dell’Istituto Luca Coscioni, commenta con più cinismo la decisione di dire no al referendum sull’eutanasia: “Al momento si può dire che nei giorni scorsi molti giuristi avevano avvertito che probabilmente il referendum relativo all’abrogazione parziale dell’articolo 579 del codice penale sarebbe stato dichiarato inammissibile“. E prosegue: “È la conferma che su questi temi occorre procedere con massima attenzione, prudenza e cautela, fatte salve le intenzioni dei promotori dell’iniziativa” ha detto all’Adnkronos.