Vai al contenuto

Omicidio Luca Attanasio in Congo, chiuse indagini sulla morte dell’ambasciatore: la ricostruzione della Procura

Pubblicato: 21/02/2022 11:53

Sarebbero chiuse le indagini sulla morte dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio e del carabiniere Vittorio Iacovacci, uccisi in un agguato in Congo il 22 febbraio 2021. La Procura di Roma sarebbe arrivata a una conclusione sul quadro in cui si sarebbe consumata la tragedia: si sarebbe trattato di un rapimento a scopo di estorsione finito male.

Omicidio Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci in Congo: la conclusione della Procura

Secondo gli inquirenti italiani, riporta in questi minuti TgCom24, dietro l’uccisione dell’ambasciatore italiano Luca Attanasio, del carabiniere parte della scorta del diplomatico in Congo, Vittorio Iacovacci, e dell’autista Mustapha Milambo si celerebbe il tessuto di un sequestro a fini di estorsione sfociato nel sangue.

Il commando che avrebbe tentato di mettere a segno il rapimento di Attanasio, il 22 febbraio di un anno fa, avrebbe voluto incassare 50mila dollari per la sua liberazione. Questa, stando alla ricostruzione finora condotta sulla vicenda, la cifra del presunto riscatto che restituirebbe una fotografia ancora più sconvolgente dietro il dramma. Il piano si sarebbe risolto nella sparatoria costata la vita al giovane ambasciatore e al militare italiani.

Luca Attanasio e Vittorio Iacovacci uccisi in Congo: un anno fa la tragedia

Poche ore fa, la moglie di Luca Attanasio, Zakia Seddiki, ha affidato ai microfoni di Silvia Toffanin, per Verissimo, uno struggente ricordo del giovane ambasciatore ucciso. È trascorso quasi un anno dall’agguato, scattato mentre il convoglio su cui viaggiava il diplomatico, lungo la strada tra Goma e Rustshuru, e l’inchiesta italiana avrebbe tracciato un perimetro definito intorno all’accaduto.

Era il 22 febbraio 2021 e Attanasio e Iacovacci si trovavano a percorrere la via del ritorno dalla visita a un villaggio organizzata dal Pam, agenzia per il Programma alimentare mondiale dell’Onu. Stando a quanto ricostruito dagli inquirenti, nel piano dell’assalto la presa di ostaggi sarebbe servita a ottenere un riscatto di 50mila dollari, ma l’azione sarebbe fallita con un bagno di sangue. Questo il quadro emerso, riporta il Corriere della Sera, in sede di indagine della Procura di Roma a carico del vicedirettore del Pam e di un collaboratore locale, accusati di omicidio colposo sulla base dell’ipotesi che i protocolli di sicurezza nella organizzazione della trasferta non siano stati rispettati.

Continua a leggere su TheSocialPost.it

Hai scelto di non accettare i cookie

Tuttavia, la pubblicità mirata è un modo per sostenere il lavoro della nostra redazione, che si impegna a fornirvi ogni giorno informazioni di qualità. Accettando i cookie, sarai in grado di accedere ai contenuti e alle funzioni gratuite offerte dal nostro sito.

oppure