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25 aprile Festa della Liberazione: perché è importante questa data e quale fu il sacrificio dei partigiani

Pubblicato: 24/04/2022 23:18

Dietro ogni articolo della Carta Costituzionale stanno centinaia di giovani morti nella Resistenza. Quindi la Repubblica è una conquista nostra e dobbiamo difenderla, costi quel che costi“; così Sandro Pertini, Presidente della Repubblica tra i più amati d’Italia ed ex partigiano ha ricordato in una delle tante occasione l’importanza del 25 aprile.

Il 25 aprile in Italia ricorre la Festa della Liberazione, giornata simbolo scelta per celebrare la fine dell’occupazione nazi-fascista nel nostro Paese.

Il 25 aprile è la Festa della Liberazione

Non è stata una data scelta a caso, quella del 25 aprile rappresenta l’inizio di un percorso verso la libertà che è costato, ad un Paese che voleva liberarsi e che si ribellava all’oppressione totalitaria, numerose vite. Da quel giorno infatti, segnato dal grido di “Arrendersi o perire!”, c’è stato l’inizio della fine dell’occupazione di forze militari naziste e fasciste, inziato dalle grandi città di Milano, Torino e dalla Repubblica di Salò, alle quali hanno poi fatto seguito le altre.

Per quanto riguarda il capoluogo lombardo e quello piemontese, alla Liberazione hanno contribuito soprattutto le ribellioni della popolazione che hanno permesso alle forze partigiane di riprendere le città.

Quella del 25 aprile quindi viene scelta come data canonica per celebrare la ricorrenza della Festa della Liberazione il 22 aprile del 1946 dal governo provvisorio di De Gasperi, ed è stata stabilita con decreto reale che questa ricorrenza fosse di festa nazionale e fissata in modo definitivo con la legge n.269 del maggio del 1949.

Il 25 aprile, il valore e lo spirito di sacrificio dei partigiani

La Festa della Liberazione è ricordata anche come anniversario della Resistenza, una festività dedicata al valore dei partigiani che, a partire dall’8 settembre 1943, noto anche come l’armistizio, contribuirono con spirito di sacrificio a liberare la patria dall’invasore.

Nel 1943 le forze di Resistenza erano composte da poche milizie composte principalmente da militari del regio esercito ormai disciolto. Col tempo però, alle forze si sono aggiunti anche comuni cittadini, operai, contadini, giovanissimi che rifiutavano la leva obbligatoria della Repubblica di Salò… via via le forze della Resistenza hanno raggiunto 300mila persone, che si sono battute sia contro il nemico straniero sia contro quello nazionale, ovvero i collaborazionisti.

A coordinare le forze di liberazione c’erano i Comitati di Liberazione Nazionali, ma le forze partigiane si distinguevano in brigate differenziate dall’ordinamento politico; c’erano: le brigate Garibaldi, comuniste, le brigate Matteotti, socialiste, le brigate Giustizia e libertà, del partito d’azione.

Gli scontri si sono perpetuati per anni, e non sono mancate le rappresaglie nazi-fasciste come gli eccidi delle Fosse Ardeatine o di Marzabotto.

È stato calcolato, grazie ad uno studio firmato Fernando Strambacci consultabile sul sito dell’Associazione Nazionale Partigiani d’Italia (ANPI), che i Caduti della Resistenza sono stati in totale 44’700 uomini tra morti in combattimento o uccisi dopo essere stati catturati dai nemici. Mentre 21’200 sono rimasti feriti o invalidi; 40mila quelli morti nei lager nazisti.

Le donne partigiane sono state 35mila, le combattenti, e 70mila quelle facenti parte dei Gruppi di difesa della donna, 4’653 di loro sono state arrestate e torturate, 2750 sono state deportate in Germania, 2’812 fucilate o impiccate. Solo 19 sono state decorate con Medaglia d’oro al valor militare dopo la guerra.

Proprio a loro, nel 2021, il Presidente della Repubblica Mattarella ha dedicato parte del suo discorso: “(…)desidero con uguale intensità, in questo 25 aprile, Festa della libertà di tutti gli italiani, ricordare il sacrificio di migliaia di connazionali che hanno lottato nelle fila della Resistenza e combattuto nelle truppe del Corpo Italiano di Liberazione, di quanti furono deportati, internati, sterminati nei campi di concentramento e delle donne e degli uomini di ogni ceto ed estrazione che non hanno fatto mancare il loro sostegno, pagando spesso duramente la loro scelta (…)”.

Il 25 aprile, come il 17 marzo e il 2 giugno sono date incise nella memoria storica dell’Italia, che si può dire essere nata tre volte, o forse nata e poi risorta dalle sue ceneri, in questa data scelta per ricordare il sacrificio, come una Fenice risplendente di un futuro che profumava di libertà.

Ultimo Aggiornamento: 24/04/2022 23:29