Gianfranco Fini rinnega se stesso, o meglio: si dichiara obsoleto. In un’intervista l’ex leader di Alleanza Nazionale è tornato a parlare della Bossi-Fini ed ha dichiarato che è decisamente ora di metterla da parte, come norma e come idea: “È cambiato tutto”, dice, e se da una parte concorda con l’operato di governo, dall’altra dice di non esagerare con i comizi, che servono davvero a poco.
Gianfranco Fini contro la legge, la Bossi-Fini è da rottamare
A raggiungerlo è Il Fatto Quotidiano: ormai lontano dal palcoscenico politico attuale, Fini è stato un personaggio centrale 20 anni fa e la Legge Bossi-Fini è forse il suo lavoro più importante. Ora, però, la considera inesorabilmente legata al passato: “Vent’anni dopo è cambiato tutto il panorama internazionale e il fenomeno migratorio si è trasformato. Oggi riguarda centinaia di migliaia di persone ed è dovuto a grandi fattori economico- sociali. Il divario tra Nord e Sud del mondo, il malessere sociale, il crollo di alcuni Stati come Siria e Libia e così via. Per questo la legge va cambiata”. Cade, dunque, il principio del dover avere un contratto di lavoro per entrare in Italia: qui si tratta di migliaia di persone che scappano, cercano di salvarsi la pelle, e non possono aspettare.
Giorgia Meloni e i 18 mesi di detenzione per chi arriva con i barconi, perché non è vero
Per quanto riguarda l’operato meloniano, Fini ha le idee chiare: si sta facendo bene, ma basta con gli slogan: “La politica dovrebbe fare un ragionamento più ampio rispetto alla battuta giornaliera del blocco navale tipica di una campagna elettorale. Il “blocco navale” è solo un elemento e anche controverso: l’operazione Sophia, che serviva per controllare gli sbarchi con le navi europee, funzionava a metà. C’erano resistenze degli Stati nazionali perché veniva mantenuto il Trattato di Dublino”.
Il rischio di una propaganda permanente? Per Bossi è chiaro: si rischia di avere più xenofobia e disagio, con una quantità di migranti in arrivo che non cambia solo perché noi non li vogliamo più.