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Kata: le tracce trovate nell’ex Astor non sono le sue. Nei prossimi giorni nuovi accertamenti

Pubblicato: 26/09/2023 18:31

Sembrano non essere di Kata le tracce di sangue trovate sui rubinetti di tre stanze dell‘ex hotel Astor di via Maragliano a Firenze. E neanche nei due trolley e nella valigia sequestrati il 17 giugno.
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Le analisi

Dalle analisi condotte dal medico legale Ugo Ricci, responsabile dell’Equipe Genetica Forense dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Careggi, le tracce biologiche non sono riconducibili alla piccola Mia Kataleya Chiclo Alvarez. I risultati delle pre-consulenze genetiche, con il test del Dna, eseguite dal professore Ricci sono stati già consegnati ai pubblici ministeri Luca Tescaroli, Christine von Borries e Giuseppe Ledda titolari del fascicolo di indagine. Nei prossimi giorni verranno consegnati i risultati definiti e completi.

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Cinque indagati

La Procura, due settimane fa, aveva indagato cinque individui. Due zii della bambina scomparsa: uno paterno, il 19enne Marlon Edgar Chicclo e uno materno Abel Alvarez Vasquez e gli altri erano due cugine peruviane, la 31enne Rosmery Puillco Oquendo e la 26enne Sharllin Jhilary Huaman Oquendo e un cittadino romeno, Alberto Dinu Sorin, 29 anni. Nei confronti dei cinque indagati, nei giorni scorsi, sono stati eseguiti gli accertamenti tecnici irripetibili, volti ad accertare la presenza di materiale biologico o genetico e all’estrapolazione di eventuali profili del Dna e alla loro successiva comparazione con quello della piccola vittima sparita nel nulla.

“Il racket delle camere”

Secondo gli investigatori sarebbe stato il mercato dell’affitto delle stanze nello stabile occupato il motivo della presunta ritorsione che si sarebbe abbattuta sulla bimba.

L’appello disperato

Dunque, a più di tre mesi dalla scomparsa di Kata non si hanno notizie e le indagini proseguono a ritmo serrato. Per la mamma della piccola la soluzione del giallo resta comunque all’interno dell’ex hotel Astor. “All’interno dell’albergo c’è sicuramente qualcuno che ha visto e che sa qualcosa su mia figlia che non vuole dire. Chi sa, parli. Non è ancora tardi, c’è tempo per dire la verità”.

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