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Matteo Messina Denaro, il prete che voleva fare la messa per il boss risponde alle critiche con una provocazione

Pubblicato: 29/09/2023 11:56

Matteo Messina Denaro ha ricevuto un addio dal mondo terreno in sordina: non sono state permesse manifestazioni pubbliche altisonanti per il boss mafioso responsabile di un’enorme quantità di omicidi ed efferatezze.

Diabolik è stato sepolto a Castelvetrano, suo Paese natale, in un clima di scontro tra chi lo rivoleva a casa -la sua famiglia in primis- e chi si voleva liberare una volta per tutte dell’immagine del demone di Cosa Nostra. Ora, il dibattito si consuma su una scelta controversa che ha fatto discutere in queste ore, ovvero quella del parroco di Licignano di fare una messa in suffragio per Matteo Messina Denaro.

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Don Tommaso Izzo replica e mette in mezzo lo Stato

In molti lo hanno criticato e, in effetti, poco dopo aver comunicato i dettagli della funzione, ha disdetto l’appuntamento con i fedeli: “annullata per prudenza pastorale”, si legge nella pagina fb della parrocchia. Don Tommaso Izzo, pur dopo essersi scusato in un primo momento, ha però rincarato la dose nel parlare con Gianni Simioli su Radio Marte a La Radiazza: ha infatti raccontato che in passato aveva celebrato messa anche in ricordo di Benito Mussolini, scatenando le ire di Francesco Borrelli dei Verdi. Il parroco ha inoltre spiegato che sarebbe stato un fedele a chiedere la messa: “L’aveva chiesta un fedele, l’aveva segnata un mio collaboratore, ma poi ho annullato. Non sono stato io a pubblicizzare la messa su facebook ma un collaboratore. Chiunque può chiedere di pregare per qualche defunto. Se mi chiedono una messa io la segno e la celebro”, ha detto ad Ansa. Impossibile credere, ad ogni modo, che il parroco non fosse consapevole del peso di questa scelta. 

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Don Tommaso Izzo è poi tornato sui social per parlare ancora di questo fatto e non è mancato qualche commento polemico: “Con rammarico si fa notare che lo Stato ha curato il corpo dell’uomo con le cure sanitarie migliori che non vengono date ad altri cittadini e nessuno si è indignato”, dicendo che l’intento suo era quello, per l’appunto, di “curare l’anima”.

Allo stesso tempo ha chiarito che “in alcun modo si intendeva fare l’apologia di chi si è macchiato di crimini gravissimi che vengono anzi fortemente condannati e stigmatizzati, semmai vi fosse il bisogno di specificarlo”.