Re Giorgio ha un piano per il suo regno: la morte non lo coglierà alla sprovvista, e non manderà a gambe all’aria il suo impero finanziario. C’è un piano di distribuzione del potere che verrà svelato solo al momento delle pratiche di successione riguardanti Giorgio Armani: è l’ultima novità, riportata da Il Corriere della Sera, in merito a come il principe di Pantelleria starebbe gestendo il “dopo Armani” e la sua eredità, il destino delle sue proprietà finanziarie dopo la sua morte. La novità più importante che verrà introdotta a quanto pare sarà l’esistenza di due categorie di azioni “prive del diritto di voto”. Non ci sono ulteriori dettagli, ma si può immaginare che l’idea sia quella di creare una struttura in cui da una parte qualcuno controlli il capitale, e dall’altra ci si apra a investimenti puri.
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Giorgio Armani e l’eredità: soci che decidono e soci che “fanno”
Nel 2016 era nata la Fondazione Giorgio Armani ed aveva costruito un quadro piuttosto rigido, con uno statuto a efficacia differita, conoscibile solo con il trapasso del vertice. Il verbale d’altronde è chiaro: “Il Presidente illustra le modifiche allo statuto che si propone di adottare e che si sostanziano nella creazione di due categorie di azioni prive del diritto di voto con conseguente modifica”. La realtà dei fatti sarà palese, ovvero ci saranno dei soci che parteciperanno ma non avranno potere decisionale, ma avranno comunque diritti patrimoniali. La Fondazione sarà l’ago della bilancia della questione e solo nel “momento del giudizio” si scoprirà chi -tra familiari e manager- farà parte di una o l’altra categoria.