
Il prossimo 18 gennaio, davanti alla Corte d’Assise di Milano, si aprirà il processo a Alessandro Impagnatiello, accusato di aver ucciso con 37 coltellate, Giulia Tramontano, la compagna incinta di sette mesi. L’uomo si è accanito sul suo corpo la sera del 27 maggio nel loro appartamento a Senago.
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Il barman trentenne – secondo la pm Alessia Menegazzo – “sorprendeva la compagna da tergo colpendola al collo, al dorso e al viso con 37 coltellate, di cui almeno 9 sferrate quando al vittima era ancora viva, cagionandone per l’effetto li decesso avvenuto per “acuta anemia metamorragica da lesioni vascolari cervico-toraciche”.
Parole di difficile comprensione ma che nascondono una verità davvero difficile da accettare: Giulia era ancora viva dopo le prime nove delle 37 coltellate che le sono state inflitte.
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Impagnatiello aveva premeditato l’omicidio
La gip Angela Minerva ha accolto la richiesta di giudizio immediato dell’imputato, nella quale oltre all’omicidio la procura ha contestato quattro aggravanti, tra cui la premeditazione. Dalle ulteriori indagini della squadra omicidi del nucleo investigativo dei carabinieri, dopo il fermo del primo giugno, è stato scoperto che Impagnatiello “dopo aver svolto già a partire dal dicembre 2022 ricerche via internet circa gli effetti del veleno per topi sull’uomo, faceva ingerire per alcuni mesi all’inconsapevole”.
L’avvocato di Impagnatiello vuole presentare una richiesta di perizia psichiatrica
L’avvocata Giulia Geradini, che assiste il 30enne assieme, si sta muovendo e sta valutando di presentare una richiesta di perizia psichiatrica per valutare la capacità di intendere e volere del giovane al momento dei fatti. I legali dell’imputato stanno anche valutando un eventuale percorso di giustizia riparativa, previsto, come da riforma Cartabia, per tutti i condannati.
Geradini ha dichiarato: “Non parliamo ora di giustizia riparativa, però, deve ancora iniziare il processo”, spiega l’avvocata Geradini. La difesa chiarisce che la giustizia riparativa – forma di risoluzione del conflitto e riparazione del danno con programmi di mediazione, del tutto sganciata dal procedimento penale e a cui le parti offese non devono necessariamente partecipare – è una possibilità per tutti i condannati.
Non resta che attendere il prossimo gennaio per comprendere quale sarà il destino dell’uomo che ha barbaramente ucciso la compagna e il figlio che portava in grembo.
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