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Sondaggione, Governo Meloni bocciato dagli italiani: dati eclatanti

Pubblicato: 14/11/2023 13:49
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Gli italiani non sono per niente soddisfatti del governo Meloni. Nemmeno una parte degli elettori che ha scelto di votare centrodestra alle ultime elezioni. Sotto accusa c’è anche la legge di Bilancio che il parlamento si appresta ad approvare. Sul banco degli imputati ci sono soprattutto la riforma delle pensioni, il taglio del superbonus e il Ponte sullo Stretto. Ma ecco quali sono i risultati emersi dall’ultimo sondaggio effettuato dall’Istituto Noto Sondaggi per Repubblica.
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I risultati del sondaggio Noto sulla legge di Bilancio

Secondo il sondaggio dell’istituto guidato da Antonio Noto, il 56% degli italiani è rimasto deluso dalla legge di Bilancio e dal contenuto della manovra economica. Vero che la maggioranza degli elettori di centrodestra esprime un parere positivo. Ma non mancano nemmeno qui gli scontenti.

Ad esempio, secondo il sondaggio di Noto, tra gli elettori di Fratelli d’Italia il 21% si dice insoddisfatto della legge di Bilancio. Percentuale che sale al 34% tra quelli che hanno votato la Lega e addirittura al 42% tra i simpatizzanti di Forza Italia. Al momento però Giorgia Meloni non corre rischi, visto che l’elettorato sembra intenzionato a concederle ancora fiducia per qualche tempo.

Ad ogni modo, tra le misure approvate in questo primo anno di legislatura, gli italiani bocciano per prima cosa la mancata proroga del Superbonus al 110% per le ristrutturazioni edilizie. Segue la flat tax al 15% solo per gli autonomi fino a redditi annui di 85.000 euro. Al terzo posto si piazza il finanziamento della costruzione del Ponte di Messina. Mentre al quarto e al quinto ci sono rispettivamente la cancellazione dello sconto in fattura per i lavori edilizi e la riforma delle pensioni.

Al contrario, vengono promosse secondo il sondaggio di Noto la No Tax area fino a 8.500 euro di reddito annuo, la riduzione delle tasse al 23% per i redditi fino a 28.000 euro/annui, il mese aggiuntivo di congedo parentale al 60% dello stipendio, la decontribuzione a carico dello Stato per le mamme lavoratrici che hanno almeno 2 figli, l’aumento da 1.000 a 2.000 euro per i fringe benefit detassati per i dipendenti con figli e, infine, la proroga del taglio del cuneo fiscale, che si rivolge ad una platea di circa 14 milioni di lavoratori.
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