
Le indagini per chiarire le cause della morte di Stefania Camela, sono alle prime battute. Ieri, è stata disposta l’autopsia che verrà effettuata nei prossimi giorni, così come l’esame delle cartelle cliniche acquisite dalla Procura, che ha aperto un fascicolo d’inchiesta per l’ipotesi di reato di omicidio colposo.
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Esami che potrebbero rivelare le cause del decesso della donna che aveva deciso di sottoporsi all’intervento nella clinica privata ‘Blumar Medica’, perché le era stato garantito che l’intervento sarebbe avvenuto con anestesia, senza essere intubata e senza tamponi nel naso al termine dell’operazione.
Nel frattempo, ieri, a La Vita in diretta, Michele Valerio Sibillo, il compagno di Stefania ha annunciato: “Ci sono due indagati per omicidio colposo”.
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Stefania lavorava al Comune di San Benedetto
Stefania era una dipendente del Comune di San Benedetto ed entrata da poco nella staff della segreteria del sindaco Spazzafumo. Tanto che il primo cittadino ha voluto ricordarla con un pensiero: “Una tragedia così improvvisa e inattesa lascia increduli, sconvolti e terribilmente tristi. Ieri ci ha lasciati Stefania Camela, ragazza solare, da poche settimane preziosa collaboratrice della mia segreteria“.
Tra le ipotesi del decesso una setticemia che spiegherebbe i trombi, evidenziati da una tac e che avrebbero causato la probabile embolia polmonare e il successivo arresto cardiaco.

Dopo l’autopsia la Procura aprirà formalmente l’inchiesta. Autopsia che servirà anche per comprendere se davvero non siano stati impiegati anticoagulanti dopo l’intervento, come ha dichiarato il compagno Michele: “Ho chiesto al medico se Stefania doveva fare l’eparina e mi ha risposto che non era necessario“.
Quando la donna, rianimata in albergo dal compagno, è arrivata al Policlinico di Milano, i medici hanno fatto di tutto per salvarla ma, pare, che l’embolia avesse creato già danni irreparabili.
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